Tempo di debutto anche per questi Daydreamer, fautori di un metal classico dai risvolti stilistici indistintamente melodici e chiaramente ispirati da altri settori musicali come prog e power. L’omonimo album d’esordio dei nostri si segnala, innanzi tutto, per una corposa manciata di ottime song, caratterizzate da un songwriting ispirato e ricco di diversivi interessanti, tra i quali l’utilizzo intelligente e raffinato delle keyboards.
Gli arrangiamenti, inoltre, donano al tutto un tocco di professionalità davvero inaspettata per una compagine al debutto assoluto come questa, sintomo di un lavoro certosino e maniacale in fase di produzione e di un impegno costante nel corso degli anni. Questo “Daydreamer”, dunque, ci presenta una band affiatata ed estremamente competitiva, in grado di scrivere ottime composizioni melodiche (“Guardian Angel”, “Secret Desire”) ma anche anthem pesanti e massicci come l’iniziale “I Am F”, in cui la band inizia a sperimentare quelle soluzioni aggressive che costituiranno il leit motiv di tutta la seconda parte del disco. Unica eccezione, la conclusiva e malinconica “Slaves Of Our Fantasy”, una potenziale power ballad che non tradisce l’andamento decisamente mascolino di tutto il lavoro e si presenta, dunque, come uno dei pochi momenti di “riflessione” assieme alla bellissima “Dreamtale”.
Da sottolineare, poi, la prestazione assolutamente incredibile del bravissimo Jean Marc Viller, capace di spaziare con disinvoltura attraverso vari registri vocali, senza per questo dimenticarsi degli aspetti prettamente interpretativi del proprio lavoro. Insomma un album, questo “Daydreamer”, in cui tutto funziona a meraviglia e che promette, sin da ora, di lanciare nel panorama classico internazionale un nuovo nome da tenere in forte, fortissima, considerazione.

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