Una pausa di riflessione di ben nove anni, discograficamente parlando, prima di poter ascoltare nuovamente qualcosa dei Dante Fox di Sue Willets. La qualità media di questo terzo capitolo della loro storia è merito di questa lunga attesa o dobbiamo invece rammaricarci della scelta del gruppo di autoibernarsi per tutto questo tempo? Nell’attesa di scoprirlo alla prossima prova in studio, sperando di non dover attendere un altro decennio, godiamoci questo “Under The Seven Skies”, album estremamente piacevole, senza grossi cali di tono e anzi ricco di numerosi momenti particolarmente ispirati.

La musica dei Dante Fox è come sempre un AOR estremamente curato e raffinato ma anche, questa volta, corposo, diretto e muscolare. La scelta di porre maggiormente in risalto il lato rock del gruppo, ponendo le trame chitarristiche di Tim Manford molto più in evidenza che nel passato, garantisce al disco un impatto notevole e, probabilmente, anche maggiore visibilità al di fuori del consueto bacino di utenza, ma non penalizza minimamente il risultato finale che risulta essere ampiamente soddisfacente anche per i cultori indefessi delle melodie. Le grintose “Firing Guns” e “Walking The Lines” finiscono così per contendersi l’attenzione dell’ascoltatore al pari di brani più pacati e misurati come “Hold Out Your Hand” o “Goodbye To Yesterday” o ancora “Love Tried To Find You”, brani in cui la splendida voce di Sue Willets domina incontrastata e, nella sua aggressività, estremamente leggera e sensuale.

I brani di “Under The Seven Skies” insomma scorrono via con una facilità disarmante e pur non brillando per originalità e per policromia ci regalano una band sincera, compatta, appassionata, che sicuramente i cultori del genere non mancheranno di apprezzare.

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