La Atomic Stuff per l’ennesima volta accoglie e promuove il lavoro di una band italiana dalle doti notevoli, I DangerEgo, che meritano ampiamente di avere tale etichetta per potersi fare conoscere nel modo più appropriato. “Autopsy” è il nome del loro full lenght, non solo ricco di pregi , ma anche ricco di evocazioni sonore , tipiche dello stoner/grunge anni 90 .Le fonti ispiratrici sono gruppi mastodontici ed incancellabili nella scena stoner/hard rock, quali Black Sabbath, Audioslave, Soundgarden, Faith no More e mi permetto, in tutta onestà, di portare il parallelismo ai Fu Manchu.

I Danger Ego nascono nel 2005 a Firenze, vedendo l’unione dei suoi componenti provenienti già da band ed esperienze diverse. Tutta la loro abilità, tecnica, potenza, coinvolgimento ed competenza stilistica differente, sono sprigionate in questo album attraverso le dieci track che compongono il f.l. Biting Cold , pezzo d’apertura, già ci fa intuire di che pasta siano fatti. Al di là della bellezza e della capacità vocale di Flavio Angelini, ciò che balza subito all’ascolto è l’amalgamarsi perfetto del genere alla sua vocalità. Nulla di forzato, tutto estremamente coinvolgente ed eccitante, riff che non si sprecano e si fanno cavalcare in una corsa “slow motion” dall’effettistica eterea, sino a sfociare nell’ eccellente performance chitarristica e vocale : Angelini, cantante del gruppo, possiede una voce così camaleontica, che talvolta ricorda quella di Ozzy e talvolta quella di Scott Hill. La particolarità è che non è lui ad essere guidato dal suono, ma è lui stesso che arricchisce ancor più la capacità già affermata dei suoi compagni nella parte strumentale. Nonostante questa mia impressione , quello che emerge dall’ascolto totale del disco è l’equilibrio tra parte vocale e strumentale: è come fossero concorrenti che nascono insieme, corrono parallele e alla fine, amano vincere insieme.

Hell’s Rage è un pezzo rock che si lancia in atmosfere “idoliane” , facendoci assaggiare subliminalmente ed inaspettatamente un tratto chitarristico di L.A Woman. Ottima combinazione tra titolo e composizione super rockeggiante del pezzo che termina con una galoppata velocissima di batteria e basso. Si passa alla più marcatamente stoner Madlove , alla ipnotica Runaway che , abilmente alternata nelle parti psichedeliche e rock , ci fa perdere il controllo del mezzo che stiamo immaginando di guidare o forse è il caso di perdersi davvero in questo pezzo, come del resto, è il caso di farlo in tutto in tutto l’album, anche perchè non se ne può fare davvero a meno . Giungiamo ad Hallucination from the Space, intro onirica al limite del funereo, atmosfera molto più doom rispetto ai pezzi precedenti, dove l’apertura dell’apprezzabilissima vocalità del cantante, ci accompagna in questa processione allucinogena attraverso la parte chitarristica, che fa tremare le pareti infinite di questo spazio oscuro.
Ci si riprende in crescendo con Light of Darkness, Wings of Freedom e Ultimate Judgement : piano piano e senza quasi accorgecene, ci strappiamo alla funereicità per ascendere e sbattere contro un hard rock carico e portentoso. Scivoliamo ancora, verso Belong to Me, dal suono malinconico e romantico, che ricorda un po’ alla lontana la sognante Fluff Sabbathiana e l’altrettanto estatica wake up dei Mad Season. Passiamo a Prison’s Escape. Commenterei onomatopeicamente con un : “AAAH!” Finalmente viene fuori la parte più grezza , rude e rabbiosa con un finale scoppiettante , una vera e propria esplosione tachicardica. Questi ragazzi sono convincenti, ammalianti e… sorprendenti ! La ghost track in Prison’s Escape è stata una gradita sorpresa. Grazie a lei , i Danger Ego non solo hanno arricchito piacevolmente il loro operato, ma hanno saputo far notare che le loro abilità non si limitano a ciò che li fa affermare ed etichettare come genere stoner/ hard rock , ma il rock blues di matrice hendrixiana ci fa inserire un tassello in più alle qualità di questi ragazzi che, con discrezione, portano la sperimentazione all’interno di un genere che necessita di una ventata di novità, per farla apprezzare così ad un pubblico più vasto, ma dagli ottimi gusti.

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