Tedeschi, al quarto full-lenght, da sempre dotati di una maturità fuori dal comune, i Burden Of Grief sono una band ben nota ai masticatori abituali di death melodico. E’ così che, sicuri di colpire nel segno, con la solita intelligenza e sfruttando la solidità degli album precedenti, i cinque teutonici arrivano alla composizione del buono ‘Death End Road’.

Neanche a dirlo un album caratterizzato da brani sobri e consistenti. Ancora una volta, la formazione a servizio della Remedy Records non cede a tentazioni modaiole, restituendo il più classico dei dischi melodic death: niente clean vocals, niente commistioni con hardcore, nessun influsso elettronico. Solo gli ingredienti che hanno reso famosi i mostri sacri del genere e fondati sull’utilizzo di twin guitars ben affiatate ed un growl egregiamente acido ed espressivo. Senza costruire una torre di influenze, è evidente che l’ispirazione maggiore per i Burden Of Grief sia ancora una volta fornita dagli In Flames, nella fattispecie rappresentati dal mai dimenticato ‘Colony’. Brani, duqnue, asciutti, muscolari, caratterizzati da un gusto furbo e sopraffino per le onnipresenti melodie che offrono pezzi, in ogni istante, maledettamente piacevoli. Le strutture , in questo contesto, risultano sempre dinamiche ed intraprendenti riuscendo sempre a motivare l’ascolto grazie a scelte compositive che spaziano senza disorientare. Un quadro fascinoso, al quale va aggiunta l’ottima produzione di Tommy Hansen (Helloween), ma il cui valore è decimato dal fattore originalità latitante, influente a livello assoluto ma trascurabile ai fini del bacino di pubblico a cui è indirizzato. Un audience navigato ed orientato che, riconoscendo la qualità, saprà offrirgli il rispetto che merita.

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