Sono decisamente rimasto inebriato dal nuoco lavoro dei nostrani Arthemis tanto da… Mi correggo: dal CAPOLAVORO degli Arthemis. Un album veramente perfetto. Ed è con grande orgoglio che ho realizzato questa intervista perchè credo che questo gruppo meriti tutto il supporto possibile. Andrea, il Signore degli Arthemis, è una persona molto cordiale e simpatica ed è stato molto loquace.
Non voglio dilungarmi ulteriormente. A voi ciò che ci siamo detti.

Ciao Andrea e grazie per averci concesso l’intervista. Innanzi tutto voglio farti i miei complimenti per lo stupendo album che avete realizzato. Facciamo il punto della situazione della band in questi ultimi anni?
Ciao… Siamo gli Arthemis e ci siamo formati nel ’94 con l’intento di creare una power/thrash metal band. Dopo frequenti cambiamenti di line-up, e col tempo di stile, nel 1999 abbiamo pubblicato il nostro primo cd autoprodotto “Church Of The Holy Ghost” e qualche mese dopo abbiamo firmato un contratto con la casa discografica Underground Symphony che ha preso in distribuzione il nostro primo full-lenght vendendo subito tutte le mille copie da noi stampate. Raggiunta una line-up momentaneamente stabile nel 2000/2001 abbiamo registrato al New Sin Studio di Loria (TV) il nostro secondo album intitolato “The Damned Ship” pubblicato prima in Giappone dalla major label nipponica Avalon/Marquee Inc. e, per accordi contrattuali, lanciato sul mercato mondiale un anno dopo dall’Underground Symphony.
La line-up definitiva è composta da me, Andrea Martongelli (chitarra solista e compositore di tutte le musiche e testi), Matteo Galbier (basso), Alessio Garavello (voce), Matteo Ballottari (chitarra solista), e Paolo Perazzani (drums) tornato alla grande a far parte della band l’anno scorso. Attualmente è uscito il nuovo album “Golden Dawn”, una mazzata totale che presenta tutte le varie sfaccettature ed influenze stilistiche della band; un album che mostra la nostra vera identità legata non solo al power metal canonico, ma anche allo speed-metal americano e l’Hard Rock degli anni ’80.

Come è stato accolto l’album in giro?
Direi molto bene, veramente. Tutte le recensioni fino ad ora non sono andate sotto il voto 8/10 per capirci… Anche all’estero l’album è stato molto apprezzato. Pensa che in Giappone addirittura si è posizionato al 13esimo posto dopo i Led Zeppelin per quanto riguarda le vendite nella classifica di “Burrn!”. Ciò non può farci altro che piacere e ci da sempre la forza per andare avanti.
Questo è il vantaggio che porta l’essere supportati da una major label come la Avalon/Marquee, nostra etichetta discografica nipponica sin dall’album precedente a “Golden Dawn”, “The Damned Ship”. Siamo contenti del lavoro che l’Underground Symphony e la Avalon/Marquee hanno svolto fino ad ora.

Cambieresti qualcosa, qualche canzone di cui non sei soddisfatto?
Sinceramente non cambierei molte cose su questo disco. Il motivo sta semplicemente nella mia scelta di accettare ciò che ho scritto in un determinato periodo di tempo, con un determinato intento, gusto musicale,… Insomma, penso che non si debba rincorrere sè stessi ogni volta. Questo è ciò che eravamo a quel tempo! Capisci il concetto??? (Certamente. La penso allo stesso modo. NdR) Poi io penso che aiuti molto il fatto di non ascoltare assolutamente mai la propria musica, come faccio io… Ciò mi permette di trovare sempre soluzioni ed atmosfere nuove in ogni disco; ecco perchè se ascolti i tre dischi che abbiamo registrato sentirai un filone stilistico, un trademark che li lega l’uno all’altro, ma musica sempre differente.

Parliamo dei tuoi trascorsi musicali. In particolare: autodidatta o hai preso lezioni di chitarra?
Ahhh… Questa rischia di diventare la storia infinita! Ricordi il film?? (E chi se lo scorda! Risate NdR) A parte gli scherzi, ho cominciato a prendere lezioni di chitarra classica all’età di undici anni, ora ne ho ventiquattro. Ovviamente ero già appassionatissimo di Hard Rock & Heavy Metal e durante le mie sei ore al giorno di allenamento passavo il tempo anche cercando di suonare i pezzi delle mie bands preferite del momento (Metallica, Europe, Guns’n’Roses, Testament, Malmsteen); e dopo aver cambiato diversi insegnanti di ogni genere musicale (da Sandro Gibellini, famosissimo chitarrista Jazz, all’incredibile Alex Stornello, noto per le sue collaborazioni con Frank Gambale ed altri…) e dopo aver imparato moltissimo da solo, eccomi qui con il mio stile musicale veramente vario, pieno di sfaccettature, ma fondamentalmente Hard Rock! Questa scelta di studiare e cercare di calarmi nei vari generi musicali ha fatto sì che questa diventasse la mia professione. Infatti svolgo l’attività di turnista anche in ambito pop e giro l’Italia e l’Europa. Inoltre insegno chitarra Hard Rock/Heavy Metal nella sede di Brescia dell’Accademia Musicale Lizard… Questo per dire a tutti i musicisti Metal di non aver paura di ciò che non è Metal. A volte può aiutare molto in fase creativa, improvvisativa ed ovviamente allarga gli orizzonti musicali facendo capire che certe cose che ascoltiamo in ambito Metal spesso non provengono proprio da lì.

Nell’album ho riscontrato molte influenze musicali. Partendo ovviamente dagli Helloween, passando per Elegy, Stratovarius ma anche Kamelot senza risultare un gruppo clone di nessuno di essi ma assimilandoli tutti e facendo vostra la loro musica.
Oltre a queste evidentissime influenze quali altri sono i tuoi gruppi preferiti?

Fondamentalmente sono sempre stato influenzato da band come i Rising Force di Malmsteen, Cacophony, Europe, Van Halen, Rainbow, Deep Purple, Black Sabbath, Motley Crue, Helstar, Agent Steel, Metallica. Delle band che hai citato tu amo i primi due dischi degli Elegy ed i primi tre degli Helloween. Gli Stratovarius proprio non li digerisco da sempre anche se riconosco che essi siano stati molto importanti per far sì che questo tipo di musica venisse apprezzato da una maggior cerchia di persone. Non ho nemmeno un disco degli Stratovarius nella mia collezione di più di 1500 cd. Proprio non mi piacciono.

Ho notato una attenta cura per la produzione, i suoni, la copertina e il booklet dell’album.
Quanto è stato importante aver lavorato con Stefanini per la perfetta resa dell’album?

Veramente molto, direi! E’ il secondo disco che registriamo al New Sin Studio ed ovviamente stavolta siamo arrivati con le idee moooolto più chiare e di conseguenza l’affiatamento con un produttore come Luigi Stefanini è arrivato alle stelle. Questo album è stato registrato con almeno tredici chitarre diverse, quattro testate, quattro casse, in fase di missaggio dei pezzi siamo rimasti solamente io, Alessio Garavello, il cantante, e Luigi, spendendo un sacco di tempo su quella che doveva essere la resa sonora di questo disco. Qualcosa che non si avvicinasse minimamente alle solite produzioni Power Metal, ma più alle produzioni targate U.S.A., perciò più esplosive che piene di bassi e basta. Insomma, ho trasferito casa mia al New Sin per un po’ di tempo. “Golden Dawn” ne è il risultato e noi ne siamo molto contenti. Per quanto riguarda la copertina e tutto ciò che riguarda la confezione e la produzione dobbiamo ringraziare la nostra etichetta “Underground Symphony” che da sempre è al nostro fianco e ci da questa grande opportunità che è quella di uscire sul mercato mondiale con un prodotto sempre al top. Grazie.

Non so quante persone sanno che tu e il cantante fate parte anche di un’altra band. Fin qui niente di nuovo potrebbe dire qualcuno.
Ma voi fate parte di un gruppo britannico, i Power Quest. La musica non ha più confini oggi?

Esattamente. Probabilmente poche persone lo sanno, hai ragione. Non sanno che quest’Estate siamo stati in tournèe in Gran Bretagna affiancando band del calibro di Edguy, Saxon, Nightwish, Dragonforce, Paradise Lost, Blaze e che abbiamo registrato ben due dischi (“Wings of Forever” e il forthcoming album “NeverWorld”) che hanno riscosso moltissimo successo in Europa ma soprattutto in Giappone portandoci al sesto posto nelle classifiche di vendita nazionali, sempre sotto l’etichetta “Avalon/Marquee”, come con gli Arthemis… E’ proprio vero che la musica non ha assolutamente confini. Basti pensare che nei Power Quest siamo io ed Alessio Italiani, il bassista Steve Scott è Neozelandese, il tastierista Steve Williams ed il drummer Gavin Ward inglesi… Una bella brodaglia eh? (Risate NdR)

Tu e il cantante come riuscite a coniugare le attività delle due band senza che una intralci l’altra?
Non è certo un grandissimo problema. Quando abbiamo una tournèe con una delle due band lo sappiamo molto prima e siamo anche al corrente molto prima sui vari periodi di registrazione dei rispettivi album. Insomma, tutto ciò è molto divertente. Si gira molto e la soddisfazione è sempre alle stelle, soprattutto quando si suona davanti a migliaia di persone.

Come vengono visti i gruppi italiani all’estero?
Non lo so precisamente. Ti posso solamente dire che io ed Alessio siamo stati molto apprezzati in sede live e in studio. Un sacco di articoli sulle varie riviste Terrorizer, Power Play, Fireworks, ecc. Hanno apprezzato moltissimo il nostro impatto con il pubblico e la passione che mettiamo nel trasmettere la nostra musica alla gente. (Risate NdR) Le solite caratteristiche dell’italiano all’estero, determinato, cocciuto, baffi, mandolino, pizza, pasta, è un classico che va rispettato e loro esaltano sempre questo aspetto degli italiani anche se io ed Alessio nemmeno assomigliamo a degli italiani fisicamente. Per quanto riguarda le band italiane, ti dirò che tantissime realtà che qui vengono spesso esaltate, là spesso corrono il rischio di non essere nemmeno conosciute, neanche di nome.

Evadiamo un pò dal discorso prettamente musicale. Al di fuori dello scrivere canzoni e suonare col gruppo cosa fai/fate tutti i giorni?
Io suono la chitarra, insegno in varie accademie, sono spesso impegnato in tournèe anche brevi (di circa una o due settimane), esco con gli amici (con la band), sono appassionato e dedico praticamente il 100% della mia vita alla musica. Mi piacciono i cartoni animati ed i giocattoli degli anni ’60/’70 di cui possiedo una vastissima collezione, oppure i film di Lino Banfi (a metà Febbraio uscirà sulla Rai un suo film che mi vedrà impegnato in una piccola parte di circa due minuti dove interpreto la parte di un chitarrista “barbone” errante Rumeno), Paolo Villaggio, Diego Abatantuono. Insomma, vivo un po’ fuori dalla realtà lavorativa canonica e sono molto contento di ciò.

Che visione hai della vita: pessimita o ottimista?
Ottimista al massimo! Con tutto lo schifo che c’è in giro, l’unica cosa per rovinarsi la vita ancora di più è proprio l’essere pessimisti…non trovi??? (Assolutamente d’accordo! NdR) Non mi piacciono le persone pessimiste; non mi trovo a mio agio a parlare con loro. Io penso che, vista la breve durata della vita, si debba cercare di renderla sempre più piacevole anche quando a volte questo possa risultare difficile o difficilissimo addirittura. Si vive una volta sola e si deve cercare di viverla come si sogna, come si vuole. E’ ciò che ho fatto io della mia. Adoro la musica e voglio vivere nella musica; punto e basta!

Una domanda che faccio di rado ma che mi piace fare. Ti danno un milione di euro; che cosa ne fai?
Aiutoooo…magari! Veramente non saprei da dove cominciare. Sicuramente finirei per comprare qualche altra chitarra ovviamente e poi, chissà…li spenderei in viaggi. Viaggio molto e mi piace venire a contatto con gente di razza, usi e costumi diversi dai miei per capirne l’essenza. E’ questo che spesso mi da l’ispirazione per scrivere canzoni nuove. Lo dimostra il fatto che “Arthemis” sia stata scritta proprio in Grecia e la musica contenuta in essa è tipicamente Greca se ci fai caso.

Torniamo alla musica. Hai scritto un brano intitolandolo con il nome della band. Come mai questa scelta e cosa significa Arthemis?
“Arthemis” significa “Artemide” dea Greca della caccia, della vendetta; una dea guerriera, determinata a raggiungere il proprio scopo ad ogni costo, ma leale. Ovviamente la lettera “h” è stata aggiunta per una questione d’immagine ma l’essenza del nome Arthemis è proprio questa.

Che progetti avete per il futuro? Concerti, nuovo album o cosa?
Attualmente siamo in fase di stesura di quello che sarà il nostro quarto album ed abbiamo in programma una serie di concerti e festival che ci accompagneranno per tutto il 2004. Inoltre questa primavera registreremo il nostro primo videoclip che sarà ovviamente “The Traveller”, una delle canzoni più catchy che siano state scritte dagli Arthemis. Vedrai, sarà veramente ok! Ne stiamo studiando la trama.

E ora una domanda un pò cattivella. Hai scritto tutte le canzoni dell’album. Potresti essere visto come il “dittatore” del gruppo. Che mi dici al riguardo?
Assolutamente no. E’ solamente che facendolo di lavoro sono quello più coinvolto nella musica e principalmente quello che ha determinato nel corso degli anni il trademark della band, ma questo non comporta assolutamente discordie all’interno della band, visto che i componenti degli Arthemis sono i miei migliori amici con cui passo gran parte del mio tempo. E’ tutto molto tranquillo e spontaneo e lavoriamo sempre sulle nuove canzoni con molta energia e passione da anni oramai. Ecco perchè non c’è assolutamente alcuna dittatura negli Arthemis.

Direi che il tempo a nostra disposizione è finito. Ti lascio lo spazio per pubblicizzare il vostro album e/o per qualunque altra cosa.
Ciao Stefano. Grazie mille per l’intervista e complimentoni per il mitico Heavy-metal.it!!! Ciao ragazzi, mi raccomando, visitate i nostri siti sempre aggiornati www.arthemisweb.com e arthemis.web.infoseek.co.jp per saperne di più sulla band e comprate il nuovo “Golden Dawn”. Un album roccioso e carico di melodia dedicato ai soli headbangers, amanti della musica vera, suonata col cuore!!! Vi aspettiamo ai nostri concerti. Keep The Arthemis Flame Burrrrrning!!!

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