Dieci album in studio, dieci tasselli di una storia ormai lunga e ricca di capitoli importanti. Questo è in definitiva ” The Beginning Of Times”, nuova uscita discografica degli Amorphis. Quarto lavoro con Tomi Joutsen dietro al microfono e (cosa pù unica che rara nel mondo heavy-metal) ennesima conferma del definitivo cambio di passo della band scandinava, che proprio dal cambio di voce pare aver preso in mano il proprio destino ed essersi imbarcata in un viaggio verso le vette qualitative ed artistiche del mondo metallico attuale.

Un grandissimo lavoro, occorre dirlo subito, in cui tutti i membri della band lavorano all’unisono per la creazione di 54 minuti di splendida musica, ancora una volta di difficile collocazione a livello di genere, caratterizzata com’è dalla tradizionale miscela di folk, death, power ed energia, per un risultato che però forse di collocazioni proprio non ha bisogno.

Un album bello, ricco, a tratti ridondante, senza alcuno sbadiglio o attimo di respiro, ma allo stesso tempo caratterizzato da song maggiormante riflessive e intimistiche alternate a gemme di puro heavy-metal, quello fatto di growl feroci e chitarre dai riff complessi e generosi. Ed esattamente a metà cd, ecco un capolavoro che risponde al nome di “Three Words”, gioiello di song dal ritmo ballerino e convincente, giocato su continui cambi di sonorità che ad un primo ascolto possono sembrare addirittura troppo slegati tra loro, tenuti insieme solo dalla chitarra solista, e che invece ascolto dopo ascolto entrano nel cervello per non uscirne più, accompagnati dalla voce di Tomi che si rincorre e si insegue, ricca di espressività, corredata da pause puramente folk, per un condensato (in 5 minuti e 29 secondi) di tutto quello che oggi sono gli Amorphis: un gruppo di spicco che merita decisamente la chance da headliner appena giunta per il prossimo Summer Breeze.

Un disco perfettamente curato e prodotto con perizia chirurgica, in grado di unire senza alcun problema o stacco strumenti folk, ottimi stuoli di keys, presenti ma mai invadenti e comunque importantissimi nell’economia e nella personalità delle singole song, a chitarre acustiche (come da tradizione) ed elettriche, per non parlare delle parti di basso  e batteria, precisissime e nitide.

Tomi Joutsen trasmette espressività alla voce tale da creare in maniera perfetta nell’ascoltatore lo stato d’animo dell’omnipresente guerriero Vainamoinen, protagonista di uno dei più importanti poemi epici nordici ed attorno alla cui figura ruotano gran parte dei brani della band, che non risparmia nemmeno ingressi dalle sonorità marziali e cadenzate (“Reformation”, di cui consigliamo vivamente il riff di chitarra di sottofondo alla parte growl del brano) , fino alla classicità che non stanca mai di brani quali l’opener “Battle for Light”, brano dei più tipic per i nostri, eppure sempre convincente e trascinante, ideale ponte tra il precedente lavoro in studio e questa nuova fatica, che pare trasmettere ancora più sicurezza e consapevolezza dei propri mezzi per i nostri. Sicurezza che espode nelle più veloci song quali “My Enemy”, aperta da un coro angelco emminile, rallentata volutamente nel suo incedere fino ad esplodere in un condensato di chitarre, cori e batteria, diretto e piacevole, che si contende il ruolo di protagonista alle decelerazioni più sentite e accorate. Splendido.

Nota di colore è la copertina, realizzata ancora una volta dal bravissimo (e fedelissimo per gli Amorphis) Travis Smith, che rappresenta nella sua complessità un grosso uovo, da cui è scaturito il magico mondo del Kalevala.

Allora, corna al cielo per questo disco, candidato serissimo ad entrare nella top ten dei migliori album del 2011, e degno successore dei precedenti Skyforger e Silent Waters, con cui va a formare un trittico di rara bellezza ed uniformità evolutiva. Lavoro da avere, ascoltare e riascoltare più volte.

A proposito dell'autore

Post correlati