Sono passati già due anni da quando vidi, e sentii, per la prima volta i Powerwolf fautori di un Heavy/Power dalle tematiche vampiresche. D’altronte il cantante Attila Dorn proviene dal paese ospitante la famosa storiella di Dracula. Le tematiche sui vampiri e orrorifiche risultano quindi per loro più che naturali.
Rispetto al precedente debutto “Return in Bloodred” questo nuovo dimostra una accresciuta maturità in sede compositiva, e più sicuri di loro stessi riescono ad osare anche di più nelle partiture che pescano a pieni mani dalla musica classica, tanto amata proprio da Dorn (in quanto ex cantante lirico), con un cantato meno lirico che in passato.

La produzione rimane su valori decisamente ottimali e rende bene le atmosfere misteriose e magniloquente, anche se non tutto l’album si mantiene su queste melodie.
Infatti sono presenti brani più canonicamente power e molto allegrotti, seppur grintosi e di una rilevante pesantezza come “In Blood We Trust”, decisamente uno degli episodi migliori insieme alla grintosa “We Take It To The Living”.
Ottime anche le veloci “Behind The Leathermask”, “Vampires Don’t Die”.

Tutto l’album si mantiene su livelli più che soddisfacenti pur non lasciando grosse tracce di sè. Lupus Dei è un album ben scritto e suonato ma non riesce nell’intento di elevarsi risultando sufficientemente scontato pur nella sua godibilità generale.

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