In occasione della prima data italiana del Progressive Nation Europe Tour 2009 in compagnia di Unexpect, Bigelf e Dream Theater, abbiamo il piacere di ospitare tra le pagine di Heavy-Metal.it Martin Mendez, storico bassista degli extreme progressive metallers svedesi Opeth. Il Martin che intervisto all’interno delle segrete del DatchForum di Assago dà l’impressione di una persona estremamente rilassata, consapevole della buona strada intrapresa dalla sua band e sempre pronto a replicare con tono umile e diplomatico alle domande che gli presento. Risponde in modo conciso, trasformando (forse troppo) la prolissità intrinseca della realtà in stringata chiarezza e dimostrandoci come si possa vivere da metallaro credente e praticante senza per forza abbandonare intelligenza e buone maniere…

Ciao Martin, come stai?
Ciao! Bene, bene. Grazie!

Senti, sono consapevole che le interviste possono spesso essere noiose… Perciò facciamo così: se alla fine del tempo a nostra disposizione non sarò riuscito a rendere almeno un pò divertenti questi pochi momenti, sarai mio ospite per una birretta… Così potrò essere sicuro di non aver rovinato un’amicizia dopo appena venti minuti! [rido, ndr].
Yeah! Ok! [ride, ndr].

Bene, possiamo partire allora. Ho letto la lunga ed interessante biografia ufficiale presente sul vostro sito web. Tra le altre cose si dice che la Svezia produce sì moltissime band ma i partecipanti ai concerti sono alle volte davvero pigri… E’ quasi incredibile, essendo la Svezia una vera patria dell’heavy metal e soprattutto del metal estremo. Potresti spiegarci il perché di questo strano atteggiamento e dirci dove, a tuo avviso, si può trovare la migliore audience? Forse in Italia…?
Yeah… Well, sai in Svezia la situazione è leggermente differente. Non so, probabilmente è solo dovuto al fatto che il pubblico sia in qualche modo abituato a certe band e risulti quindi più o meno “pigro” ai concerti, ma non so quale sia la reale ragione per cui le persone si comportino in questo modo, sarà che a loro piace osservare e basta… La migliore audience? Non saprei, ogni paese è differente… Anche se in effetti si potrebbe affermare pressoché la stessa cosa per ogni luogo in quanto la gente si diverte sempre e comunque… Voglio dire, la gente a cui piace la musica…

In passato siete passati dalla Candlelight alla Peaceville/MusicForNation e, a partire da Ghost Reveries, vi siete poi accasati alla Roadrunner Records. Quali sono i principali cambiamenti che avete notato con queste tre diverse label?
Sai le cose a volte capitano così. La Candlelight fu la nostra prima etichetta quindi, come puoi immaginare, non fu qualcosa che la band prese come scelta. Poi ci spostammo alla Peaceville finché la MusicForNation non la comprò, acquisendone le band fino a quel momento sotto contratto ed anche in questo caso non fu assolutamente una nostra scelta. Successivamente la MusicForNation finì per chiudere e per un periodo la band si è trovata senza una label… Dovevamo per forza sceglierne una nuova ma ci furono molti problemi “politici” e intoppi di questo tipo…

Quindi mi sembra di intuire che è decisamente meglio lavorare per una “major”?
Sì lo è, certamente. Mettono a disposizione più soldi e cose di questo genere…

Tra il 2006 ed il 2007 la line-up degli Opeth ha subito dei “leggeri” cambiamenti, perdendo due membri importanti come Peter Lindgren e Martin Lopez. Che abbiano lasciato in quanto la realtà Opeth è ora paragonabile in qualche modo ad una “grande industria”, a qualcosa di diverso, intendo dire, rispetto alla band esordiente del lontano 1995?
Well… Diciamo che la band “sta crescendo” con continuità, perciò sai ora è diversa rispetto a com’era dieci o vent’anni fa e… Non credo che i cambiamenti che sono avvenuti abbiano qualcosa a che fare con quanto dici… [sarà, ma non mi ha del tutto convinto, ndr].

Cose che succedono… Nessun problema quindi con gli altri membri del gruppo o dello staff…
No, no…

Potremmo quindi considerarle alla stregua di “scelte di vita”?
Sì, esatto.

In ogni caso i nuovi componenti del gruppo, Martin “Axe” Axenrot alla batteria e Fredrik Akesson (ex-Arch Enemy) alla chitarra, hanno svolto davvero un lavoro egregio sull’ultimo album, Watershed (2008). E’ forse questa la migliore line-up di sempre?
Personalmente penso di sì. Tecnicamente la band è ora più solida ed ogni serata è sempre qualcosa di piacevole. Ci troviamo molto bene tra di noi.

Sì, sono d’accordo… Parlando di vendite, Ghost Reveries e Watershed hanno ottenuto un importante successo a livello mondiale. Quest’ultimo ad esempio ha sbancato le charts finlandesi ed ha persino raggiunto la ventitreesima posizione all’interno di Billboard 200. Quindi non siete più una cult band dato che oramai siete entrati nella “big league” dell’heavy metal. Sei contento di ciò? Voglio dire, la tua vita è forse cambiata troppo?
[Dopo una piccola pausa di riflessione, ndr] E’ pressoché tutto uguale a prima… Non ci sono stati poi tanti cambiamenti…

Si viaggia di più ora, immagino…
Sì, esatto. Viaggiamo di più e facciamo più concerti. That’s it!

Parliamo del vostro ultimo album, Watershed. Il titolo possiede per caso un significato particolare? Intendo dire, avete magari iniziato a seguire una direzione musicale completamente differente? O forse una delle due caratteristiche presenti nel vostro sound, “Bellezza” e “Brutalità”, sta per prevalere sull’altra? Qual’è il vostro punto di svolta, il vostro Watershed?
Well… Non so esattamente cosa dirti, in quanto non ho composto io la musica. Penso che il disco sia in qualche modo “diverso” ma allo stesso tempo sia ancora facile riconoscere il marchio Opeth quando lo si ascolta. Credo che questo sia da sempre il nostro intento, ogni volta che registriamo un nuovo album.

Penso che nell’album sia presente un inaspettato sapore rock, soprattutto rispetto ai lavori precedenti. C’è ancora un grande quantitativo di atmosfere ma le song sono in un certo qual modo più dirette e sono anche presenti nuovi elementi [annuisce, ndr]. Come la prima bellissima traccia, Coil, con la sua quasi impercettibile influenza Led Zeppelin oppure le vibrazioni decadenti e “romantiche” di Porcelein Heart. Ma in Watershed però le parti cattive sono ancora evidenti, come in The Lotus Eater, dove si possono perfino ascoltare spruzzate di Emperor (gli ultimi) e Devin Townsend [annuisce, ndr]. Potresti definire la musica contenuta in questo lavoro, come in una sorta di recensione di voi stessi?
Non saprei… Come dire… Alla fine si tratta solamente di progressive metal, come la gente è solita affermare.

Gli Opeth sono spesso descritti come una band di “extreme progressive metal”. Puoi definirci dal tuo punto di vista questo particolare genere di heavy metal? Una sorta di consiglio alle nuove leve… Se io ad esempio volessi suonare del prog metal estremo cosa dovrei tenere presente?
Well… [pensa, ndr] Non so proprio che dirti! [ridiamo, ndr].

Basta che si suoni qualcosa?
Sì… Alla fine basta suonare… And follow the drums [sorride, ndr].

Ho trovato interessante la tecnica di “scordatura” che avete usato per l’ultima parte di Burden, la ballad presente nel cd. Questo significa che gli Opeth sono ancora aperti alla sperimentazione? Voglio dire, amate ancora usare una mentalità prog nonostante la vostra musica sembri focalizzata maggiormente verso un’audience più vasta, visto che è ora per certi versi più “accessibile”, almeno in quanto a melodie?
Penso che sia semplicemente capitato così. E’ opera di Mike, è venuta fuori così, provando qualcosa…

E’ noto che gli Opeth non siano soliti provare prima di entrare in studio… Per Watershed avete usato lo stesso approccio?
No, questa volta abbiamo preferito effettuare delle sessioni di prove… Ci siamo presi qualcosa come un mese, forse, prima di entrare in studio…

Pensi che sia meglio fare in questo modo?
Sì, devo dire che è stato tutto più facile, certo.

Cosa pensi dell’attuale scena metal svedese? I vecchi maestri [Marduk, Candlemass, Entombed, At The Gates, Arch Enemy, Therion, Dark Tranquillity, Malmsteen etc., ndr] sono ancora un riferimento per le nuove generazioni oppure ci sono band emergenti talentuose e soprattutto originali? Sai molte tra le mie band preferite provengono proprio dalla Svezia…
La scena svedese? Personalmente non conosco i gruppi nuovi… Però, sì, la Svezia ha sempre avuto ottime band…

A questo punto della vostra carriera state vivendo l’esperienza del Progressive Nation Europe 2009 con i Dream Theater. Vi state divertendo?
Yeah, Yeah! [annuendo, ndr].

Come potresti descrivere la vita in tour in compagnia di una così grande band? Si riesce a condividere qualche momento, prima o dopo i concerti, insieme a loro?
E’ fantastico. Abbiamo molto tempo per suonare, per andare a visitare un pò i luoghi in cui ci troviamo, per mangiare…

Quindi li potete considerare quasi come degli amici a tutti gli effetti?
Sì, sì. Sono davvero delle ottime persone.

Ti piace il loro ultimo album, Black Clouds And Silver Linings?
Ho sentito appena un paio di brani… Mentre li suonavano durante i loro live…They sound good [non troppo convinto, ndr].

Sai il titolo dell’album è molto simile ad un proverbio inglese [Every cloud has a silver lining, ndr] che indica come ci sia un lato positivo, di speranza, anche nelle situazioni più spiacevoli… Dal tuo punto di vista quali sono le “nuvole” e quali i “contorni argentei” del music business, specialmente all’interno della scena metal?
Uff…It’s a weird business…

E’ una domanda un pò cattivella forse?
Yeah!!! [ridiamo di gusto, ndr].

Giusto per dare un consiglio ai giovani che volessero intraprendere questa strada…
Well, non è propriamente un business facile. Forse all’inizio è un ambiente difficile… Ma non ho di che lamentarmi, mi piace suonare…

Certo però magari bisogna stare attenti e vigili verso chi ti gira attorno, no?
Sì, certamente. Bisogna anche imparare ad interagire con le persone nel modo più opportuno.

Sono sicuro che i fan degli Opeth aumenteranno sempre più, visto che il vostro meritato successo è ora una realtà. Per coloro che si avvicinano solo adesso alla vostra musica potresti consigliare tre album (spiegandoci il perché) dai quali iniziare la loro esperienza nella vostra musica?
Sì, volentieri. Sicuramente Watershed, in quanto è il nostro lavoro più recente, poi forse sceglierei Blackwater Park, uno dei nostri album più popolari. E infine Damnation, che è sempre una buona opzione…

Per capire la parte più dolce del vostro sound…
Sì, esatto.

Sai siamo sempre un pò curiosi… Puoi darci qualche anticipazione in merito al vostro prossimo album o ad altri progetti che avete in mente? C’è ancora un sogno incompiuto per gli Opeth?
Well, credo che entreremo in studio per la realizzazione del nuovo album l’anno prossimo. Ci prenderemo una pausa e cercheremo di dare alla luce ancora un altro buon lavoro… That’s it!

Manterrete ancora questa linea, lasciando spazio a sonorità rock?
Non sappiamo ancora… Will see…

Bene, ci stiamo avvicinando alla fine della nostra intervista. Vorrei ringraziarti per il tempo che mi hai dedicato e per la tua pazienza. Questo è il tuo “free space”… Vuoi dire qualcosa ai lettori di Heavy-Metal.it?
Vi ringrazio molto per il supporto che ci date e per tutto il tempo che dedicate agli Opeth. Spero di vedere molta gente questa sera!

Allora buona fortuna per il concerto, sarò là con le mie mani rivolte al cielo! Grazie ancora!
Allright! Grazie mille. A presto.

[Che dite… La birretta, Martin, alla fine l’avrà poi voluta?]

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