Domani per la logic(il)logic records esce “Hidden Depravity” dei Cancrena. Ancora una volta mi trovo a scrivere su un gruppo italiano, non di primo pelo, essendo già abbastanza conosciuti a partire dai primi del 2000 ed avendo condiviso successivamente il palco con Extrema, Vomitory, Pjno Scotto, Paw Power ed altri nomi importanti della scena metal italiana e non. E se dicono che le loro influenze provengono da band come Pantera, Black label Society, Sepultura, Down e Testament , non dicono di certo una cosa esagerata. Anzi, forse sono esagerata io a dire che li trovo mille volte più coinvolgenti? Vado abbastanza su di giri quanto sento tali tesori nostrani, perché mi sembra un sogno: mi sembra di essere tornata ai tempi dove c’era un fermento davvero incredibile per il metal: un vero e proprio salto nei lontani (ma non troppo) ‘90s, con un concentrato di thrash, southern/ sludge da paura. Questo disco è letteralmente un martello pneumatico e io mi sento come terreno scosso e violentato. L’immagine che mi evoca questo album – tutto – è di una esplosione di immagini blasfeme , infernali, sporche, fangose, brutali, talvolta depressive e talvolta sadiche. Un mix di ferocia allo stato selvaggio all’interno di una scatola nera che nasconde depravazioni musicali, che esplodono in calcata potenza di batterie, giri vorticosi e massicci di basso e parti più melodiche: non credo vogliano imitare nessuno i Cancrena, e se lo fanno, forse a mio modesto avviso, lo fanno meglio degli originali (mi riferisco così alle band di riferimento). Ascoltare questo album è come stare su un campo minato: ogni canzone è una bomba che fa saltare in aria, ferisce gravemente e non fa morire mai, o più precisamente non c’è un momento di “morte dell’album”, o meglio non c’è un singolo secondo che annoi: dal sadismo si passa persino al masochismo. È un album immenso in tutto e per tutto: dalla linea vocale grandiosa, sino ad arrivare a quella strumentale che è favolosa, il tutto sincronizzato e vi dirò, a modo loro, seppure sia thrash, definisco questo lavoro di classe. Se la classe non è acqua la loro è alcool e gli effetti che provocano sono da stato di ebbrezza ultraviolenta e perversa.