Irlandesi, al primo full-lenth, i For Ruin sono la classica band cresciuta pane ed ascolti made in Sweden. I quattro musicisti al servizio della Sentinel, infatti, si affacciano al balcone del primo disco “vero” con un sound fortemente radicato nel death metal melodico svedese di stampo più classico e tradizionalista.

Dieci brani brillanti, piacevoli e mai noiosi che passano in rassegna tutti gli elementi propri di un Gothenburg sound che iniziava ad emanare i suoi primi gemiti. Ovvio e naturale, dunque, che classici come ‘Skydancer’ e ‘Lunar Strain’ costituiscano l’ABC per una band come quella in questione, ennesima debitrice a primi Dark Tranquillity ed In Flames. I nostri costruiscono, tuttavia, un disco valido dal punto di vista di una godibilità che spesso e volentieri riesce a sopperire ad i limiti di una produzione dozzinale e scadente. Nonostante dei suoni pessimi, infatti, ‘December’ viene ad essere un disco mai eccessivo e sempre sobrio nello svolgere il compitino tentando di dare un perché alla propria prova. Il risultato sono dieci brani tirati, sentiti, lontanissimi dalla concezione moderna di melodic death e che fanno di intensità e gelo le proprie armi vincenti. Diventa naturale, dunque, che di tanto influenze rubate al black svedese facciano la proprie comparse tra le linee di uno stile quantomeno omogeneo e regolare. Senza mai scadere in ripetitività, lo stile della band ricicla la formula che vuole l’acido scream di John Murphy accompagnata ad un riffing lontano e freddo, retto sulle armonizzazioni delle twin guitars suggerite dalla tradizione. I soliti, triti e ritriti, ingredienti serviti in una salsa appetibile per chi ha nostalgia di un certo sound sempre più soppiantato dai trend di band in copia carbone. Rispettabili, senza pretese.

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