Indubbiamente interessante la proposta dei Prevail, quartetto ligure che transita nelle aree più contaminate del thrash metal. Della corrente tipicamente ottantiana di bands come Megadeth, Slayer e complici di genocidi, i Prevail adottano l’affilato utilizzo della ritmica nelle chitarre, gli assolo iperbolici e abrasivi, le linee di basso piuttosto essenziali. A rendere i Prevail un gruppo peculiare è l’idea di assorbire deviazioni strutturali che non sfigurerebbero in un ensemble della Relapse: l’attitudine in tutto e per tutto devota all’hardcore, un lavoro di batteria ricercato e labirintico, una voce al vetriolo che spesso sembra presa di peso dalle linee inumane dello sbraitatore dei Benumb (“Illusion Of A God”, “Mind Deception”). “The Fly” contiene un break acustico che eleva all’ennesima potenza una tensione di fondo perenne e disturbante. “Insanity” è un maelstrom di post-core, thrash, grind, death, tutto marchiato a fuoco Prevail. Dopo tanto caos (controllato o meno è ancora da stabilire), a chiudere il demo “Look At Him In The Face”: un brano quantomeno spiazzante, dato che pare una composizione dei Pearl Jam imbevuta di spleen blues. E Fabio Porchi dimostra di poter cantare con timbro profondo ed emozionale, come ha fatto Phil Anselmo nelle composizioni più morbide dei Down (prendete la similitudine con le proporzioni adatte alla fattispecie). Oscuri, estremi, destabilizzanti, sorprendenti. I Prevail attaccano frontalmente e riescono pure a far paura. Mi pare abbastanza per dare loro un’opportunità.