Helvete… Inferno non bisognerebbe aggiungere altro!
Con questo disco gli svedesi Nasum si conquistano il trono del grindcore, trono a cui si erano già avvicinati tantissimo con i precedenti album ed infatti non sono molte le cose, sia a livello sonoro sia come coordinate stilistiche, che sono cambiate dal precedente lavoro “Human 2.0”.
Tutta la violenza espressa nelle precedenti opere è qui riproposta all’ennesima potenza: suoni secchi, potenti e cattivi, stacchi simil industrial, cambi al fulmicotone e tempi tritaossa… il tutto per un muro sonoro assolutamente devastante!
Qualsiasi paragone con i Napalm Death poi non è più accettabile; è vero che i tre devono molto al gruppo inglese, ma oramai hanno portato la loro proposta in una dimensione nuova e più moderna.
La capacità di scrivere vere canzoni è l’arma in più dei Nasum; sarebbe facile sputare riff ultraveloci uno dopo all’altro, ma gli svedesi riescono a controllare la loro furia e a sfoderare un songwriting che alla fine regala all’album la forma di un disco e non di un ammasso informe di ferocia.
Helvete: 22 rasoiate che non superano i 2:30 di durata l’una per un totale appena superiore ai 35 minuti. L’eredità dei Napalm Death è stata finalmente tramandata, i testi di denuncia sociale (e non di budella in putrefazione) danno un’ulteriore dimostrazione della classe di questa band aggiungendo qualità ad un album di per se stupendo.

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