Decisamente al di sopra della media. Quasi un 5/5, non fosse un pochino ripetitivo.
Questa terza opera degli Undivine dopo l’EP Behind Thy Eyes e l’LP A Deceitful Calm, ha tutte le carte in regola per competere con gruppi black di ben altra caratura.
Cupo, intenso e malinconico senza scendere mai nello scontato, già dai titoli non si intravvede luce. Gli Undivine non lasciano speranze e si focalizzano morbosamente sulla sofferenza, sia fisica che psicologica: la caduta, il dolore, la morte, la malattia.
Queste le tematiche, peraltro trattate fuori da ogni dimensione spazio-temporale: la sensazione è di eterna, e atavica, maledizione.
Molto buono il livello tecnico sia esecutivo sia compositivo. Altrettanto dicasi per la prestazione del vocalist che naturalmente si esibisce in growl.
La produzione non è limpidissima ma per un disco black metal è sufficiente, a maggior ragione se si tiene conto della ancora scarsa risonanza di questa band.
Il pezzo più orecchiabile e che rimane più impresso è a mio avviso My Name Is Legion, mentre molto interessante è la title track Into Dust, messa in fondo al disco. Into Dust comincia col beep di un macchinario reminiscente di un apparecchio che tiene in vita coloro che sono in rianimazione, e si chiude con la trasformazione del beep in fischio continuo: la morte?? In questo modo perentorio si conclude quest’opera, non travolgente ma comunque ottima.
Gli Undivine sono un gruppo da seguire e supportare nella crescita, per chiunque ami il vero black.

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