Nell’anno in cui tornano vecchie glorie del passato come Motley Crue e (forse) Guns ‘N Roses i nostrani Johnny Burning debuttano su Street Symphonies Records con un album di viscerale e stradaiolo sleazy/glam rock d’annata.

Un prodotto che cela davvero bene la giovanissima età media della compagine e infila una serie di pezzi davvero coinvolgenti, costruiti su delle coordinate sonore che in parte richiamano le due band citate in apertura ma anche gente come Skid Row e Bon Jovi. A distanza di ormai quasi trent’anni dall’esplosione del movimento, i Johnny Burning affilano le unghie e si gettano a capofitto nel settore forti di una produzione impeccabile e soprattutto di un songwriting dinamico e sfuggente. L’apertura di ‘Get Up, Get Loose, Get Off!’ è affidata a una coppia di pezzi arrembanti come ‘Wrong Shape’ e ‘Devil Inside’, perfettamente calati nella parte dei pezzi live da antologia. Poi i registri si fanno variegati e alle influenze di cui sopra si aggiungono sonorità vagamente blues e sferzate di hard rock americano da manuale.
Tutto già sentito altre centinaia di volte, per carità, eppure l’entusiasmo che anima la band nostrana dona all’intero ‘Get Up, Get Loose, Get Off!’ una marcia in più e un tiro davvero micidiale. Altri pezzi come ‘Shine’ (la più pacata, se vogliamo), ‘Lost And Found’ e ‘Time To Rock’ lo dimostrano ampiamente, chiudendo il cerchio ideale che fa capolino attorno al progetto Johnny Burning.

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