Credo sia quasi superfluo parlare di un artista così importante qual è stato ed è ancora Scott “Wino” Weinrich. Chi non conosce del resto il suo genio musicale, prima al servizio degli immensi The Obsessed e St.Vitus e successivamente in numerosissimi altri progetti come i recenti The Hidden Hand? Un artista a 360 gradi, che è arrivato a considerare la musica come una vera e propria ragione di vita. Non c’è nulla da contestare riguardo ad un personaggio che ha contribuito, assieme a pochissimi altri, a divulgare e “modernizzare” la lezione dei Black Sabbath, creando quello che oggi chiamiamo doom metal. Ed è certamente risaputa anche la immensa ispirazione che certe formazioni più recenti hanno trovato grazie alla musica dei Vitus, dei veri e propri maestri indiscussi.
Ora, dopo aver sciolto i già citati The Hidden Hand, ecco che il nostro ritorna sulle scene, con il suo primo vero e proprio progetto solista. Un progetto che lui stesso definisce fondamentale, segnando un punto di svolta e di ripartenza nella sua vita. Dopo anni di eccessi che sicuramente hanno caratterizzato in negativo gli anni passati, Wino ha deciso di liberarsi dalle ombre che avvolgevano la sua esistenza, sfornando un prodotto di altissima caratura, che riprende certamente il doom, da sempre suo trademark, ma lo mescola ad un’atmosfera più stoner che rende il nuovo “Punctuated Equilibrium” un vero e proprio masterpiece. Forse nessun’altro è capace di sviluppare questo genere come lui, dentro questo dischetto si può trovare veramente di tutto, sia un chiaro spirito vintage e “vecchio”, tipico del suo modo di comporre, ma anche pezzi più pesanti come macigni, tirati. Da non dimenticare una qualità stupenda della musica di Wino, cioè la capacità di scrivere alcuni brani di stampo più psichedelico, quasi fosse in preda di uno dei più tremendi trip da acido. Inoltre la bellezza di questo album la si trova nella differenza marcata fra le diverse songs, che sono capaci di essere parecchio diverse fra di loro, pur seguendo un filo logico nell’evoluzione. Spruzzatine di southern rock, qualche passaggio anche più fangoso e sludge, davvero un’opera completa sotto tutti i punti di vista.
Per non parlare della grandissima prestazione di Wino alla voce, che sapientemente usa le sue corde vocali in modo diverso per ogni brano, risultando avvolgente nei punti più tranquilli, ma anche più aggressivo e martellante negli spezzoni più tirati. Produzione al solito molto “indietro”, del resto ascoltare un disco del genere, con queste prerogative, con una super produzione all’avanguardia, sarebbe quasi un’offesa.
Evviva quindi i tempi passati, dove tutto era fatto con il cuore senza badare all’ipotesi del successo, caratteristica della maggior parte degli album dell’ultima decade.
Ed evviva Wino e la sua musica, che continua sempre a regalarci delle grandissime emozioni. Il mio consiglio può dunque essere solo quello di ascoltarlo e godere della sua naturalezza, non ne rimarrete delusi, credetemi!