Dal sempre più denso panorama underground crossover italico, delineatosi in proporzioni significative solo negli ultimi anni (con un più che naturale ritardo rispetto alla scena statunitense), emergono, con una forte ma sterile irruenza, i romagnoli Un-Kind.

Il quintetto è autore di un crossover poco “audace” e rischioso che si rifugia nei consolidati trademark del genere e consegna sei brani di nu-metal spontaneo, naturale, fluido ma senza grosse sorprese. La conseguenza di questa, opinabile, scelta di songwriting è una proposta fin troppo canonica per afferire alle attenzioni di chi di questo genere non è amante ma, in ogni caso, organica, solida e senza strafalcioni. I lettori più attenti e perspicaci avranno già intuito la natura di un lavoro in cui la forma canzone è rispettata con troppa poca elasticità ed iterata sei volte nella tradizionale ricetta che esige alternanza di riffoni stretti, vocals rubate all’hardcore meno oltransista e ritornello tra il malinconico ed il catchy.

Tutto ciò, in un’esilità quantitativa piuttosto forte data la genesi di demo del lavoro in questione (prodotto in un secondo momento dalla Vacation House), non può essere risollevato da un modo di distillare violenza che, seppur ben concepito in dosi e sostanza, non impressiona più e fa di “Hurts To The Core” l’ennesimo oggetto destinabile ai desideri di pochi.

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