I To Cast A Shadow sono una realtà norvegese giunta, nel 2007, al disco d’esordio, arrivato solo ora nelle nostre mani. Bisogna quindi dire che, probabilmente, il presente “All Alone” non rappresenta ciò che il quartetto suona ora e la direzione del materiale che, stando a quanto riportato sul sito ufficiale della band, si apprestano ad incidere per il seguito di questo album.
Passando all’analisi del disco, si nota sin da subito come il sound sia debitore sia alla scuola doom che a quella gothic, con influenze che vanno dai My Dying Bride fino a toccare la pesantezza dei Type O’ Negative, ma il tutto ricoperto da un velo di purezza grazie alla voce di Gunnhild Huser (fidatevi, è una donna nonostante la pronuncia del nome indichi tutt’altro…) ed ammantato di reminiscenze dark wave (“The Death Of Me”). Detto così potrebbe anche sembrare interessante, ma in realtà il tutto si rivela estremamente noioso ed i 40 minuti di lunghezza del full lenght diventano una vera e propria agonia a causa di strutture e riff dilatati al massimo ed un metronomo che raramente va al di sopra dei 90 bpm (leggasi: una palla al piede…). In una situazione discografica come quella odierna in cui conta il farsi notare a tutti i costi, far scuotere la testa e divertire il più possibile, i To Cast A Shadow non hanno alcuna possibilità di uscire vincitori dalla feroce battaglia con la concorrenza. Forse il fatto di provenire dalla Norvegia potrebbe in qualche modo aiutarli, ma alla prova del 9 vengono irrimediabilmente bocciati. Solo qualche singolo momento si salva e permette ad “All Alone” di non beccarsi un sono “Schifoso – Senza Senso”, ma la maggior parte del materiale qui contenuto è di una banalità allucinante e, come già detto, di una noia mortale. Sinceramente questo tipo di sonorità non mi fanno impazzire, ma rimanendo il più possibile oggettivo mi chiedo sinceramente se anche chi è avvezzo a questa musica possa trovare qualcosa di buono in quest’uscita. Canzoni costruite su tre accordi ripetuti ossessivamente e in maniera poco fluida; suoni che privilegiano solo la voce lasciando dietro le chitarre distorte, quindi l’anima metal della band; sezione ritmica statica da far paura con basso quasi inesistente. Questi gli elementi di un sound che, credo, nessuno vorrebbe avere.
Insomma, “All Alone” è un disco assolutamente trascurabile e di cui vi consiglio vivamente di fare a meno, ma se siete dei masochisti o dei depressi potrebbe essere la goccia che fa traboccare il vaso e portarvi definitivamente al suicidio. Scegliete voi.

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