Tornano anche i Therion, a distanza di pochi anni dalla loro ultima e doppia release.
La band di Christofer Johnsson continua il discorso intrapreso con i dischi gemelli “Lemuria” e “Sirius B” riuscendo però a snellire le proprie composizioni e rendendo meno pompose le parti operistiche, accompagnando poi il tutto con una buona dose di heavy metal e power che vanno a sposarsi davvero bene con momenti più tipicamente sinfonici e folk di matrice orientale. Come al solito è molto nutrito il gruppo d’ospiti speciali che accompagnano la band e oltre al già presente Mats Levén questa volta troviamo un incredibile Snovy Shaw dietro al microfono e due vocalist davvero niente male, Katarina Lilja e Hannah Holgersson, ciascuna delle quali riesce ad interpretare i brani con una maestria incredibile, conferendo loro un feeling eccezionale.

I due cd che compongono “Gothic Kabbalah” scorrono via in maniera veloce, anche se a dirla tutta è proprio il primo dischetto quello più immediato e che contiene i brani più diretti. Ottime sono canzoni come la title track, piuttosto lineare e condita con una buona dose di elementi folkloristici che esplodono durante il ritornello, oppure la seguente “The perennial Sophia” un mid tempo evocativo in cui le parti vocali s’intrecciano e si rincorrono per tutta la sua durata e con un utilizzo delle tastiere davvero inusuale per i Therion; la bellezza di questo disco sta proprio nelle melodie che i Therion riescono a comporre e nonostante molti brani siano costituti da una struttura musicale piuttosto cervellotica, densa di parti atmosferiche, folk ed epiche, i ritornelli si piazzano subito in testa esplodendo come una bomba: è, infatti, il caso della bellissima “The wisdom and the cage” o ancora della lenta “Three treasures” mentre si raggiungono dei picchi compositivi davvero impressionanti con “Son of the staves of time” sublime brano heavy metal con un Mats Leven in grande spolvero e impreziosita da splendidi passaggi di natura sinfonica. Menziona a parte meritano poi “Tuna 1613”, dall’andamento molto hard rockeggiante, vede l’hammond darsi parecchio da fare nello stendere un efficace tappeto e la successiva “Trul” altro brano caratterizzato da una massiccia dose di heavy/power e impreziosito oltre che dai soliti inserti sinfonici da un ritornello da stadio davvero ben riuscito che non mancherà di esaltare tutti gli ascoltatori. Le successive “The path of arcady” e “Chain of Minerva” si rivelano un po’ troppo simili l’un l’altra e forse anche un po’ troppo monotone mentre si riprende con una doppia cassa velocissima e con ritmiche più vicini al power metal con le seguenti “T.O.F. – The trinity” e “The falling stone” brani che anticipano una chiusura d’album spettacolare con “Adulruna rediviva” brano che si pone come classico esempio di come sia possibile legare e far vivere insieme l’heavy metal con la musica classica ed operistica.

Insomma ancora una volta i Therion riescono a regalare al proprio pubblico un doppio album pregno di buona musica, ottime melodie dal sapore orientale e linee melodiche interpretate da una serie di vocalist eccezionali. Questo disco è assolutamente consigliato a tutti gli amanti dei Therion e anche a chi non li avesse mai sentiti, sicuramente ne rimarrete affascinati.

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