Si scrive Seven Gates, si legge come l’ennesima conferma di quanto l’underground italiano non abbia nulla da invidiare a quello estero. Se si pensa, infatti, a come i quattro transalpini sono stati accolti in patria, visti come un emblema di salute del death, c’è da ritenersi orgogliosi e fortunati per quello che c’è in casa nostra. Il quartetto, in quello che è il suo primo demo, propone un death metal tanto ruvido e potente, quanto piatto e noioso nel riproporre sempre le stesse tematiche fino a sforare nella ripetitività nel giro di quattro brani. Il punto di riferimento fondamentale, per i giovani transalpini, è costituito dai Morbid Angel di ‘Altairs Of Madness’ citati, senza né filtri, né alcuna traccia di personalità, tra le linee dei pezzi. ‘Gehenna’s Sword’ viene a risultare, così, nient’altro che un insieme di citazioni ed omaggi alla band di Trey Azagthoth, supportati da una buona capacità di impugnare lo strumento e di recitare il copione a memoria. Un growl struggente che si muove sul riffing insieme atmosferico e vitriolico, sinuoso ed aggressivo non può altro che resuscitare fantasmi troppo ingombranti e pesanti per fare del lavoro in questione qualcosa di considerevole. Che il prodotto sia professionalmente confezionato, che la produzione sia stratosferica per un demo, che altrove si siano sprecati complimenti sono fatti relativi per ciò, che con uno spirito critico neanche troppo accanito, appare semplicemente come l’ennesimo clone. Bocciato.