Summer Breeze Open Air, Agosto 2010. Ancora una volta la caccia alla band rivelazione dell\’anno parte da quì e acquista il consueto sapore fra l\’eroico il grottesco. Si pesca nell\’underground, si punta all\’estero nella speranza di dire “Io lo avevo detto! Io li ho visti per primo!” quasi che in cambio ci fossero gloria e chissà cos\’altro; insomma, un po\’ per fiuto un po\’ per caso l\’affannosa ricerca si interrompe magicamente una sera di fine estate all\’interno di una kermesse che da tempo è fucina di grandi soddisfazioni per il sottoscritto. Parlo di cinque sagome nere che ad un\’ora improponibile incendiano il Party Stage con un concerto sconvolgente. Gli ingredienti sembrano proprio quelli di sempre: graffianti melodie chitarristiche, riff stile seventies, tempi lineari ma incalzanti e una voce femminile quasi indefinita che sembra provenire da un mondo oscuro. C\’è qualcosa però di trascendentale, qualcosa che non si può liquidare in quattro e quattr\’otto ed è l\’atmosfera plumbea e malsana che pervade il set sin dalle prime note, appiccicosa come il sangue che trasudano le facce dei musicisti in questione. E\’ il sangue del diavolo, The Devil\’s Blood e contrariamente a quanto possa far presagire un monicker così scontato, quì di banalità e stereotipi non c\’è neanche l\’ombra. La storia della band inizia nel 2007 fra una manciata di EP e singoli, per culminare nel 2009 con la pubblicazione di questo debut “The Time Of No Time Evermore”; a maggio di quest\’anno, in concomitanza con l\’uscita del disco negli States, arrivano le chiamate dei maggiori festival europei e l\’improvvisa notorietà grazie anche a live shows altamente teatrali. Con “The Time Of No Time Evermore” la band ridisegna e attualizza con freschezza e personalità un genere ritenuto da molti perso nella notte dei tempi. Le tonalità acide di Blue Oyster Cult, Arthur Brown, Blue Cheer, caratterizzate da distorsioni elefantiache e atmosfere malate, tornano a nuova vita e si sposano meravigliosamente con una mistica gotica e macabra. E\’ musica che gronda sangue e puzza di zolfo, proprio come i loro celebri live shows: l\’incipit del disco richiama alla mente certe melodie degli UFO stile Doctor Doctor ma è un attimo: un mid tempo arpeggiato e l\’eterea voce della cantante ci conducono dentro “Evermore” in cui si parla del diavolo, di presenze e di altre stranezze sulle note di splendidi arpeggi; “I\’ll Be Your Ghost” ha un groove più tipicamente settantiano che sfocia in una bella sequenza di riff graffianti, ma i brividi iniziano a farsi sentire pesantemente su ipnotici mid tempo quali “The Yonder Beckons” ed “Angel\’s Prayer”, caratterizzati dalle caldissime sonorità di una chitarra ora distorta, ora arpeggiata o armonizzata che disegna trame assolutamente evocative, e se i primi quaranta secondi di “Christ Or Cocaine” (che riff!) non fossero sufficienti a trascinarvi in un groove sinistro, sarà impossibile resistere alla danza notturna di “House of 10.000 voices”, un capolavoro di drammaticità gotica che potrebbe suonare familiare persino a King Diamond. Scorrendo il web mi accorgo che il disco da noi è passato praticamente sotto silenzio: sinceramente non riesco a capacitarmene perchè “The Time…” è un disco di altissima levatura che candida i The Devil\’s Blood a gruppo rivelazione dell\’anno. Queste non sono sonorità di tendenza né tantomeno moderne, e non sono minimanente accostabili a qualunque cosa che si possa definire “catchy” o “true”, tutte caratteristiche che risiedono altrove…ma forse ho già elencato qualche buon motivo per fare vostro questo disco.

A proposito dell'autore

Post correlati