Terzo album per i capitolini The Brainwash, band nata nel 1999 dalla fusione di The Stone Throwing Devils e D.E.F.I.R.. All’inizio il gruppo era dedito ad un thrash miscelato con l’Hard Core ed il Punk classico (insomma un suono quasi alla Suicidal Tendencies). Dopo aver pubblicato nel 2002 il loro primo disco, “Braincrasher”, il gruppo ha potuto finalmente assaporare il gusto di suonare live durante una manifestazione all’Alpheus di Roma. Il 2004 per la band è stato un anno pieno di luci ed ombre: le luci sono rappresentate dalla pubblicazione del secondo album “Carnage” e dalla frenetica attività live che l’ha impegnata nel corso dell’anno; l’unica ombra è stata il cambio di formazione che il gruppo ha dovuto subire. Ma per la serie “quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare”, i The Brainwash hanno saputo rispondere alla grande a chi li dava già per spacciati: infatti, hanno deciso di chiudersi in studio per dare alla luce “Sckizophobia”, un album in cui le sonorità si dirigono verso un metal aggressivo e diretto, con dei testi crudi e delle atmosfere molto cupe, senza cadere nei soliti, noiosi e scontati barocchismi. Infatti i gruppi a cui la band si è ispirata sono i Metallica ed i Misfits, senza però tralasciare la vena punk che da sempre li ha caratterizzati. Ciò che traspare sin dalle prime note dell’intro Brainscan, è la volontà del gruppo di traghettare l’ascoltatore a comprendere ciò che accade nella società odierna, in cui i potenti cercano di scandagliare il nostro cervello per poi utilizzarlo a loro piacimento. Anche l’ascoltatore più disinteressato non potrà non notare quanta cattiveria e rabbia traspare da The Brainwash, Mr. Braindead, due pezzi che, con i loro riff aggressivi e spaccaossa ed i chorus creati appositamente per essere urlati a squarciagola in sede live, sembrano essere tratti dai primi album dei “Four Horsemen”. Kick On The Face ha un inizio che fa tornare in mente i primi Testament ma anche i grandi Pantera, senza però ricadere nella pura e semplice scopiazzatura. Infatti, il gruppo riesce sempre a variare i tempi in modo da personalizzare ogni singolo secondo del pezzo. Con Hero President si torna alla pura violenza sonora. Sfido chiunque a trovare un minimo calo di tensione in questo pezzo che ha la potenza devastante di una granata al napalm piazzata in uno scud; ma le vere bombe ad orologeria il gruppo le ha riservate per la chiusura: basta dare un rapido ascolto a Carnage, brano dalla partenza sincopata che lascia subito il posto ad una serie di riff assassini e catastrofici, in grado di far stramazzare a terra una mandria di mammut idrofobi e a Tunnel To The End, altra mazzata sonora che non ha alcuna pietà delle povere orecchie del malcapitato ascoltatore. Insomma per concludere posso solo aggiungere che questo prodotto è un concentrato di riff assassini che riportano ai vecchi fasti della Bay Area, una serie letale di brani “In Your Face” che esprimono tutta la rabbia che il gruppo ha covato per anni e che ora ha potuto tirare fuori. Insomma un album prodotto da un gruppo con attributi che, secondo me, è pronto per spiccare il volo.