Un buon album questo per i nostrani Terremoto che tentano il grande passo, l’uscita dalla scena underground per ritagliarsi uno spazio nel mondo della musica di ampia diffusione. Già visti personalmente in apertura ai Soulfly, i cinque ci propongono un combo di Thrash e Grind ( a dire il vero meno trash e più grind) dalle salse a tratti incredibilmente violente. Quà e là compare anche una certa vena personale che dimostra la volontà dei ragazzi guidati dalla possente voce di Danievil di crearsi uno stile piuttosto che proseguire come decine di altre band sulla strada della più spudorata copia ai maestri del genere. Le 11 canzoni, pur essendo tutte contraddistinte da una buona coesione della band, un’ottima produzione e uno sfondo sonoro deciso e concreto, sono molto varie, passando da tratti decisamente lenti e cupi ad altri di pura isteria musicale.
“The night That She Died” e la successiva “Tragedy” sono perle di ottima musica, in particolare quest’ultima, che mostra la voglia di sperimentare, con un inizio cadenzato e possente che preannuncia una canzone decisamente più lenta delle altre, giocatà su un ritmo martellante e cambi di voce.
Non scherza per niente nemmeno “Self-Control”, canzone da headbanging puro, anche se è con “Oblivion”, song che rientra un po’ nei canoni del genere musicale, che i nostri toccano l’apice artistico di questo album, con pezzi di groove alternati a lenti clean, con più voci a sovrapporsi e tratti lenti alternati a spezzoni di indiavolato grind.
Forse faranno storcere un po’ il naso ai puristi e anche a chi gli aveva aprezzati sui precedenti due mini-cd, un po’ più facili da ascrivere ad un genere musicale piuttosto che ad un altro, ma alla fine ben vengano le sperimentazioni e le variazioni sul tema.

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