“Iconoclast” è la nuova fatica dei Symphony X, il loro ottavo album in studio.
Questo nuovo disco percorre la strada tracciata dai due precedenti album della band americana (“The Odyssey” e “Paradise Lost”): anche in questo caso i Symphony X propongono un sound davvero aggressivo, in cui riff molto heavy di chitarra fanno da spina dorsale alla struttura dei brani. Eccezion fatta per il primo brano e l’ultimo, troviamo infatti canzoni dal forte impatto e dai toni aggressivi: ritmica devastante, riff pesanti e voce alquanto ruvida, che si apre quasi solo nei cori. Le tastiere, a mio modo di vedere, vengono un po’ troppo relegate in secondo piano (ed è un peccato, visto il talento di Pinnella), trovando il giusto risalto quasi unicamente nei solo, in cui hanno modo di battagliare con la chitarra di Romeo che, in questo contesto, si esprime in modo più classico. Brani come DehumanizedBastards Of The Machine sono delle autentiche mazzate! Riff granitici e una sezione ritmica inarrestabile supportano la superba voce di Allen. Anche HereticPrometheus (I Am Alive) non fanno sconti, tanto che sembra quasi di ascoltare i Pantera… Electric Messiah invece apre maggiormente alla melodia, pur mantenendo comunque un mood oscuro, che sembrerebbe quasi essere il tema portante (musicalmente parlando) del disco.
Come già accennato, i brani che si evidenziano maggiormente per uno stile più variegato, sono la title-track e la song di chiusura,When All Is Lost. Il primo, pur mantenendo le peculiarità di potenza che contraddistinguono l’intero lavoro, si presenta come un pezzo epico e maestoso che richiama le sonorità (e lo stile più classico) di “V-The New Mythology Suite”, complice anche un coro imponente. Quasi 11 minuti di durata in cui la band ha modo di esprimersi in tutta la sua classe. When All Is Lost è invece un pezzo lento, articolato e melodico: finalmente le tastiere tornano protagoniste fungendo inizialmente da tappeto sonoro per una prestazione sentita e toccante da parte di Rusell Allen, per poi amalgamarsi alla perfezione con chitarra e sezione ritmica, mentre Allen continua a stupire grazie a una prestazione encomiabile. Superbo stacco strumentale nella parte centrale; a mio avviso, il brano migliore del disco, che può richiamare, per intensità, un grande classico del passato: The Accolade.
Al di là delle scelte stilistiche dei Symphony X, i brani di “Iconoclast” funzionano e la band, al solito, offre una prestazione ben sopra la media. Russel Allen è come sempre un mostro possente (in tutti i sensi!), in grado di passare da un cantato aggressivo a note melodiche e soavi. Romeo macina riff tritaossa per tornare su lidi più classici nei solo, accompagnato dal fido Pinnella. LePond e Rullo formano una coppia perfetta, giusto mix tra potenza e tecnica.
“Iconoclast” quindi si mantiene ancora su alti livelli ma, secondo il mio pensiero, una maggior varietà stilistica gioverebbe al sound del gruppo che, proseguendo ancora su questa strada, rischierebbe qualche auto-citazione di troppo, con conseguente caduta di stile, cosa che una band della classe dei Symphony X, non può e non deve permettersi.

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