Un gruppo a cui piace mettersi in gioco o un insieme privo di un’identità delineata? E’ questo l’interrogativo che assale chi tenta di esaminare la carriera dei Susperia, formazione nata come side-project di Tjodalv (già Dimmu Borgir) e Cyrus (già Satyricon) e col tempo divenuta una band a tutti gli effetti. Chi, ingenuo, sperava di trovare risposta a questo quesito, con l’uscita di ‘Cut From Stone’ non avrà la benchè minima soddisfazione perchè, con quest’ultimo lavoro, il mistero sul modus operandi dei cinque più che sciogliersi s’infittisce.

In quello che è il quarto album della loro strana carriera, infatti, i musicisti al servizio della Tabu tendono a seppellire completamente le proprie radici black e sminuire la componente death dei dischi passati per far strada ad una proposta assestata su un thrash multi-sfaccettato. Siamo di fronte ad un disco che sembra uscito da una jam tra Testament, Darkane più sottili e Metallica del tanto odiato ‘Black Album’. Una miscela servita con il mestiere proprio di musicisti di calibro che, con scelte intelligenti e d’esperienza, provano a mascherare buchi di un lavoro a metà strada tra il buono e l’usa e getta. I pezzi, seppur ben concepiti, hanno un effetto breve che rischia di venire presto a scadere, dopo una serie iterata di ascolti salvati da scelte d’immediatezza e sinteticità. E’ così che gli undici brani si mantengono regolari sia a livello strutturale che tematico andando a toccare tasti abusati e sperando sull’effetto catchy che, oggi, non può più affascinare come dieci anni fa. Riffone iniziale in pieno stile bay area, strofa spaccacollo spesso debitrice alla già citata band di Chuck Billy, melodia a quintali e refrain recitanti la lezione impartita dalla scuola svedese. E’ questo il filo conduttore di un disco omogeneo, moderno, giocato su quel coinvolgimento immediato che riesce a renderlo, al contempo, fascinoso ed uno tra tanti. Prove individuali lodevoli (tra cui spicca quella del un buon Athera ficcante e vario sia nel growl che nei puliti) ed una produzione moderna ai limiti del nu completano un quadro buono, piacevole e condito da mille altre caratteristiche non ancora sufficienti a consigliarne l’acquisto. In attesa di stabilità.

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