Una nuova marca di birra? No, siamo solo di fronte a una brillante realtà norvegese che ha fatto dell’Ironia la sua firma distintiva. Gatti con gli stivali che danno la caccia a persone con una bottiglia di Jägermeister, citazioni classiche da Goethe, attacchi al governo americano per la guerra in Iraq, ricordi del carattere epico dei vichinghi: tutto questo materiale fa parte di questo “Meister Mephisto”, un album davvero originale per le tematiche che è riuscito a riunire sotto un unico nome. Gli Sturmgeist infatti scherzano su molti aspetti della musica estrema e soprattutto del black metal, pur riagganciandosi ad esso in alcune tematiche e in alcuni suoni. Dal nome, “Meister Mephisto” un mix davvero strano del Mefistofele (diavolo) di Goethe e il nome del celebre amaro da cui è ripresa anche la copertina; passando per la cifra demoniaca (il tanto sbandierato “666”) che qua compare come tasso di gradazione alcolica dell’album (66,6% vol!); per arrivare alle canzoni che si adattano a testi più o meno seri capaci di trattare di favole (come “Master Hunter”, dove appunto il protagonista è un gatto con gli stivali che usa come arma la bottiglia di amaro sopra citata) , di argomentazioni letterarie (“Rättenfänger” o l’acchiappatopi e “Walpurgisnacht” o la Notte di Valpurga da Goethe e il suo Faust), di episodi attuali (“Shock & Awe”). Per fortuna questo sarcasmo è accompagnato da una sufficiente dote compositiva e da un buon lavoro musicale. Già dall’inizio, “Ragnarok” diventa chiaro il carattere basilare di questi suoni: una equilibrata combinazione di stili diversi che spaziano dal black sinfonico, all’EBM, all’industrial. Questa miscela crea un concentrato di adrenalina e melodia che richiama inevitabilmente gli sperimentatori più noti del suolo tedesco, i Rammstein, senza però peccare di scopiazzatura. “Meister Mephisto” è un album che sa divertire nelle sue mille trovate satiriche, ma riesce anche a caricare l’ascoltatore di energia con pezzi pompati ed esplosivi.
Con i Rammstein gli Sturmgeist condividono l’importanza affidata all’elettronica e alla voce spesso filtrata e di conseguenza dal suono robotico, oltre all’uso del cantato in tedesco (che qua si alterna all’inglese e al norvegese). Rispetto ad essi sono tante anche le differenze: le tastiere, utilizzate in modalità sinfoniche, sono essenziali nello strutturare la melodia, donando un’impronta atmosferica a tutte le tracce; il cantato, seppur filtrato, non è mai rigido come nell’altro gruppo (solo nella titletrack “Sturmgeist” si hanno vere reminescenze rammsteiniane). Insomma, nel complesso, Cornelius von Jackhelln (anche membro Solefald), unica mente Sturmgeist, si è dimostrato meno marziale e più attento all’atmosfera rispetto ai canoni dell’industrial.
Peccato solo per le ultime tracce che rispetto al resto risultano un po’ monotone e meno incisive e per questo più deludenti.
In generale gli Sturmgeist si sono rivelati una bellissima sorpresa nella loro lucida combinazione di elettronica, black sinfonico e uno spirito thrash alla Tankard. “Meister Mephisto” è un album energico e moderno che probabilmente sarà gradito solo dagli amanti delle soluzioni ironiche e sperimentali.
Come consigliato dal gruppo: “put your money on me in the game of life and death”.