Steve Klasson è un artista piuttosto noto tra gli addetti ai lavori, considerate le sue collaborazioni con gente come Diamond Dogs, Hanoi Rocks e Johnny Thunder. Oggi, con l’uscita di ‘Don’t Shoot The Messenger’, il chitarrista svedese tenta la carta solista e da alle stampe un lavoro di onesto e divertente rock’n’roll stradaiolo d’annata.

I punti di riferimento sono subito individuabili nei nomi di Rolling Stones, The Stooges e Led Zeppelin mentre sono tantissimi gli ospiti presenti tra cui membri di The Hellacopters, Flaming Grooves, Hives e lo storico Glen Matlock dei Sex Pistols. Una sorta di festa in tinta rock, a cui partecipano volentieri una serie di personaggi animati dalla stessa passione per la musica diretta, sporca e leggermente bluesy degli anni ’70. L’operazione, anche se per nulla originale, può subito dirsi riuscita: alcuni brani centrano il bersaglio e graffiano sin dai primi ascolti, mentre altri episodi più controllati e malinconici come ‘Sweetheart Angel Pure’ regalano al disco piccole escursioni su territori semi acustici. Inutile cercare barlumi di originalità in un prodotto che fa letteralmente di tutto per essere derivativo e che, in una certa maniera, sembra anche vantarsene.
Chi apprezza il vecchio rock sporco dei settanta può tranquillamente dare una possibilità al lavoro di Steve Klasson e dei suoi numerosi accoliti…

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