Qualche giorno fa parlavo con un amico della tendenza odierna di dimenticare le glorie del passato, coloro i quali hanno contribuito a ciò che suonano le band contemporanee.
Poi ho fatto partire il quarto album dei Seasons of the wolf “Once in a blue moon” e son rimasto senza fiato.
Sin dalle prime note ho riscontrato richiami alle nostre origini: Wes si esibisce in vocalizzi degni del miglior King Diamond, il gruppo intero rimanda l’ascoltatore alle indimenticabili produzioni di Blue Oyster Cult, Iron Maiden e band dell’epoca.
Dalla “Wings of doom” di ispirazione targata Mercyful Fate, le tracce si susseguono in variazioni tematiche, passando dalla maideniana memoria in “Battle scars”, denotando in ogni singola traccia una innata capacità di prendere il meglio delle produzioni old school e ri-fonderle, insieme a tocchi assolutamente personali, in uno stile proprio della band. Indimenticabile l’uso dell’elettronica in “Alien landscapes” dove l’ensemble proveniente dalla Florida evoca nell’ascoltatore immagini perfettamente coerenti con il titolo della song.
Tutto qua? Passione e richiami al passato? Assolutamente no, ciò che rende i SOTW una grande band è l’aggiunta a quanto citato di una innegabile bravura tecnica, ampiamente dimostrata nei riff precisi e negli assoli esguiti in modo limpido e impeccabile.
Infine, a mo’ di ciliegina sulla torta, la produzione ci mette del suo dando alle stampe un cd registrato magistralmente, con un missaggio e una produzione ineccepibili, fruibile ad elevato livello qualitativo sia da un impianto stereo, sia dalle casse di un’ autoradio, sia dall’impianto 3.1 di un pc.
Bravura tecnica, fantasia, passione, richiami al passato, ottima produzione…che altro chiedere? Per me un altro giro, liscio grazie.

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