Che i Sadist fossero tornati per restare era palese dopo l\’uscita nel 2007 dell\’album omonimo, ma che fossero in grado di sfornare un disco che recuperasse i fasti del passato attualizzandone alcuni aspetti non me l\’aspettavo, almeno non con questi risultati! Non dico questo perché sottovaluto la formazione ligure, ma perché esprimersi a livelli così alti sarebbe un\’impresa titanica per chiunque. Ma andiamo con ordine: “Season In Silence” arriva dopo un\’intensa stagione concertistica che ha visto il quartetto ligure protagonista su diversi palchi nazionali ed internazionali, quindi suona decisamente live e crudo, nonostante ci siano le solite atmosfere di casa Sadist. Melodie sulfuree e malate fanno da cornice al vocione da orco di Trevor, il quale amplia notevolmente il suo range espressivo per inserirsi al meglio nella musica elaborata dai suoi colleghi. Come da tradizione non mancano, inoltre, gli interventi jazz e fusion, da sempre parte importante del sound dei Sadist e al solito integrati con maestria a partiture di purissimo death metal. Stavolta troviamo anche qualche sprazzo di melodia orientale, soprattutto nella splendida “Bloody Cold Winter”, vero highlight dell\’intera opera, se proprio ne dovessi scegliere uno.
Poche band sono in grado di portare ventate d\’aria fresca in un genere relativamente immobile come il death metal, ma i quattro genovesi non deludono le aspettative dando alla luce un album ispirato come forse soltanto la loro opera prima “Above The Light” è stata. Glorioso passato e promettente futuro si intrecciano nei solchi virtuali di “Season In Silence” per dar vita ad un disco gelido come l\’inverno di cui porta il nome, ma anche avvolgente come la mano di un serial killer attorno alla propria gola. Niente di meglio per festeggiare il ritorno di una delle migliori formazioni di casa nostra, ma fate attenzione, cari Sadist: al prossimo giro sarà ancora più difficile riuscire a fare di meglio!
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