Secondo parto per questa formazione americana dedita ad un progressive/power metal di pregevole fattura che vede dietro al microfono una colonna portante di uno dei gruppi più rinomati in ambito progressivo: sto parlando di Ray Alder, singer dei mitici Fates Warning.
Da segnalare indubbiamente sono le presenze altrettanto importanti di James Sherwood e Chris Quirarte (rispettivamente bassista e batterista dei Prymary) e di Bernie Versailles (turnista dal vivo dei sopraccitati Fates Warning).

Bene, fatte le presentazioni c’è da dire che il talento non manca e fortunatamente non mancano neanche spunti ed idee più che interessanti; “The Fullness of Time” è un disco ricco sotto ogni punto di vista, un lavoro in grado di mettere d’accordo fans di Symphony X, Fates Warning, Dream Theater e Ayreon, nonché il miglior punto di partenza per chi non conoscesse i Redemption stessi.

Riffs taglienti, splendide e dolcissime melodie di piano, vorticose progressioni che sfociano in repentini ed intricati cambi di tempo, il tutto condito dall’ennesima perfetta performance vocale di Ray Alder sono gli ingredienti sui quali si basano le tracce che vanno a comporre l’album.

Come detto prima, ce n’è per tutti i gusti: dalle ritmiche veloci e melodiche a-la Symphony X di “Threads” alle pirotecniche evoluzioni strumentali a-la Dream Theater di “Scarred” alle potenti ed evocative melodie (soprattutto di tastiera e piano) a-la Ayreon di “Sapphire”, passando per episodi d’ispirazione ricordante talvolta i Fates Warning, talvolta gli Enchant.

Assolutamente da sottolineare è la maestosa composizione (autentica ciliegina sulla torta) dalla durata superiore ai ventuno minuti che conclude il disco; composizione che riassume a pieno l’essenza dei Redemption; “The Fullness of Time” è esattamente ciò che ogni fan del Prog Metal desidererebbe ascoltare su ogni disco dei propri beniamini: un’eterna rincorsa tra sofisticati assoli mozzafiato (intesi per ogni strumento, batteria inclusa), emozionanti melodie vocali e ripetuti cambi di tempo e atmosfere perfettamente gestiti, giocando ogni tanto con qualche sporadico effetto.

Ci troviamo quindi davanti ad un eccellente prova in studio di un’eccellente band quale i Redemption sono…”Grazie al cavolo!” (potreste dire) “Con la gente che ci suona come non sarebbe potuto venir fuori un bel disco da un gruppo simile?!”, ma c’è da dire che non sempre i grandi nomi fanno la grande musica, beh per fortuna questo non è assolutamente il caso di “The Fullness of Time”.

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