La classe, il suono, lo stile. Un titolo forte, dal flavour epico alla Sergio Leone. Un titolo che non nasconde certo ambizione, sfrontatezza e una certa dose di importanza. Sarà per questo che i capitolini Rebel Tango destano una certa curiosità, aiutati da una copertina hollywoodiana a tinte forti, di quelle che richiamano il rock stradaiolo d’annata. Contrariamente all’impressione iniziale, quello del combo capitolino è un rock semplice e diretto, persino meno hard di quel che possa sembrare. Caratteristica che di per sé non sarebbe un problema, anzi. Anche fra queste tracce non è difficile trovare riff ben costruiti e melodie interessanti, ma se il tutto fosse stato condito con un attitudine più “rough” probabilmente il risultato finale sarebbe stato di certo più entusiasmante. Manca l’adrenalina, mancano dinamica e grinta in dosi massiccie, sopratutto nelle parti di batteria, davvero troppo statiche ed elementari per il genere proposto. Alcune parti risultano troppo semplici e approssimative nella costruzione (vedi le melodie di “Here I Cry” o di “ ’80’s Mum”); capita, come già detto, di cogliere in qua e là spunti degni di nota, come nell’ assolo di chitarra dell’ opener “S.O.S.”, penalizzato purtroppo da dei riff striminziti e una ritmica quasi inesistente. Non siamo comunque di fronte ad un gruppo di sprovveduti. Il background è di tutto rispetto e i suoni, piuttosto nitidi e con gli strumenti perfettamente distinguibili, sono segno di una produzione comunque più che dignitosa. Interessante la scelta di proporre ben due cover: “Diamonds and Rust”, ormai fatta propria dai Judas Priest, è un pezzo che, pur nella semplicità della versione dei Rebel Tango, mantiene intatto un fascino tutto suo. Piuttosto audace è invece l’idea di riproporre un vecchio pezzo da discoteca, quella “In Your Eyes” di Kylie Minogue che anni fa stuzzicava i maschietti di mezzo mondo, qui riarrangiata in maniera curiosa e personale. La ballata acustica “All Lies”, posta in chiusura, conferma l’impressione di fondo, ossia quella di un gruppo molto più a suo agio fra atmosfere soffuse e intimiste piuttosto che distorsioni e anthem da cantare a squarciagola. Mi rendo conto con quest’ultima frase di avere scritto qualcosa di audace, ma non mi stupirei se in futuro il gruppo assecondasse la sua vera vocazione a favore di pezzi più ragionati, mettendo da parte harley, giacche di pelle e chitarre elettriche. Si tratta in fondo di giocare un pò meno con l’estetica e un pò di più col cuore. Sicuri che sia solo una provocazione?

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