“Operation: Mindcrime II”, pensavo che sarebbe stato molto difficile recensirlo. Lo pensavo perchè amo moltissimo l’originale (è uno dei miei dischi preferiti in assoluto), lo pensavo perchè ho ridimensionato abbastanza in fretta, dopo aver avuto molti dubbi sul suo reale valore, il precedente “Tribe”, lo pensavo perchè riprendere “Operation: Mindcrime” mi sembrava (e mi sembra ancora) una cosa priva di senso, trattandosi di un’opera compiuta in sè che non necessita di un seguito… eppure trovo che la nuova fatica dei Queensrÿche non sia affatto male! Come avrete capito ero molto prevenuto nei confronti di questo cd, tuttavia già dal primo ascolto sono rimasto sorpreso. Chiariamolo subito, tra la seconda e la prima parte di questo concept c’è un abisso, il confronto è impietoso, tuttavia se lo si considera come disco a sè stante questa nuova fatica può lasciare soddisfatti. Non vi parlerò della storia, oltre a trovare perfetto il concept così come era mi sembra che questa seconda parte più che aggiungere in realtà tolga qualcosa (viene pure svelato il mistero della morte di Mary e la soluzione proposta, oltre a distruggere quell’alone di leggenda che si era creato intorno a questo aspetto della vicenda, non mi convince del tutto), per cui non mi ci sono soffermato sopra più di tanto (il che indica che non sono stato colpito). Dicevo, pensavo che sarebbe stato difficile scrivere questa recensione, e invece no. Scrivere di “Operation: Mindcrime II” è facile perchè quello che è passato per la testa dei ‘ryche è abbastanza limpido: hanno tentato di riaccattivarsi le simpatie dei vecchi appassionati delusi dagli ultimi dischi ed allo stesso tempo sono andati avanti con le sperimentazioni, il tutto con la grande classe di cui sono dotati da sempre. Quello che ne è risultato è una via di mezzo apprezzabile, ma che probabilmente avrebbe potuto essere molto più di valore se dietro ci fosse stato più coraggio. Se infatti la seconda parte del disco (diciamo da “Re-Arrange You” in avanti), riesce a colpire, purtroppo la prima metà è evidentemente un compromesso. I pezzi recuperano un’atmosfera ottantiana ed una certa “metallosità” che dai ‘ryche non ci si aspettava e non che le canzoni siano brutte (“I’m American”, per citare un brano, è tirata e grintosa e si fa apprezzare, risultando decisamente migliore della preview dal vivo che girava qualche tempo fa), tuttavia da Tate e soci ci si aspettano sempre passi avanti, mentre qua sembra che si sia tornati un po’ indietro (seppur, lo ripeto, la classe non manchi)… peccato, perchè quando si arriva a “The Chase”, con i notevoli intrecci tra Tate e Dio (che interpreta il Dr. X), o all’apice del disco “A Murderer?” (uno strano pezzo che si apre in maniera molto atmosferica per poi diventare una composizione schizofrenica ed originale) non si può non chiedersi come sarebbe stato “Operation: Mindcrime II” se la band avesse avuto il coraggio di comporre su questa scia (qualche sperimentazione e più varietà nei pezzi e negli arrangiamenti) tutti i pezzi. Certo, si potrebbe giustificare questa scelta pensando che anche nel precedente disco la prima metà del lavoro era più diretta e la seconda più sperimentale, tuttavia là lo sviluppo era perfetto, qua invece sembra trasparire una certa mancanza di sincerità.

Alla fine, comunque, se avete amato il precedente capitolo non potete perdervi questo cd e, anche se dalle righe soprastanti traspaiono più critiche che elogi (dai ‘ryche pretendo il massimo, visto quello che hanno fatto in passato), i 4 punti su 5 che ho assegnato al lavoro non sono una svista, ma il riconoscimento di un valore che, al di là di quanto scritto, penso il disco abbia (bisogna evitare il confronto con il precedente capolavoro, però). Ah, per concludere, se qualcuno di voi se lo stesse chiedendo (visto che finora non ne ho parlato) la presenza della Moore è più che abbondante, per cui se vi aspettate una buona dose di Sister Mary rimarrete soddisfatti!

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