Dispersi tra le nebbie degli anni ’80, gli Overdrive sono tornati da qualche anno a far parlare di sé con diverse uscite abbastanza interessanti, ultima delle quali il presente Angelmaker, lavoro che segna il quarto sigillo in studio della band svedese dal lontano 1983. Acqua sotto i ponti ne è passata parecchio, ma pare che la voglia di far male non sia affatto in discussione per il quintetto, il quale dà vita ad un disco di buon respiro e caratterizzato da melodie taglienti e riff scintillanti di puro metallo.

Certo, alcune soluzioni viste oggi possono risultare banali, ma la perseveranza nel discorso musicale degli Overdrive è da premiare ed un disco come Angelmaker è un ottimo biglietto da visita per chi vuole conoscere del metal classico sufficientemente d’impatto e senza troppi fronzoli. Piacciono, in questo senso, la sezione ritmica martellante e le chitarre grondanti metallo fuso da ogni poro, non dimenticando le linee vocali di grande impatto che contribuiscono a creare la giusta atmosfera.

Si volesse cercare un termine di paragone, si potrebbe tirare in ballo il tiro di Judas Priest ed Accept miscelato ad un cantato che talvolta ricorda Mark Boals, ma che si rivela sufficientemente personale. Alla fine, quindi, Angelmaker si rivela essere un disco solido e compatto, ma deve fare i conti con la spietata concorrenza dei giorni nostri, sotto la quale non basta avere un album roccioso per riuscire a fare successo, ma serve sapersi rinnovare con idee nuove e fresche. In questo, purtroppo, gli Overdrive falliscono, ma a noi va anche bene così, in attesa di una nuova conferma da parte di questi cinque svedesi.

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