Nati dalle ceneri dei The Crown, questi One Man Army And The Undead Quartet sono il progetto, che doveva essere l’opera solista, del frontman Johan Lindstrand, che ha deciso però, dopo le registrazioni del debut album del 2006, di rendere il tutto una vera e propria band. Davvero prolifica tra l’altro, visto che ha pubblicato ben tre dischi in tre anni! La qualità tra l’altro non ne ha mai risentito, e questo nuovo “Grim Tales” incamera sicuramente il meglio delle composizioni del combo svedese.
Per chi non lo sapesse il genere proposto dai cinque è un death metal prettamente europeo, con notevoli picchi di velocità e poco spazio alla melodia, a differenza di quanto stanno proponendo ultimamente le bands più conosciute, che hanno addolcito notevolmente il loro sound “commercializzandosi” al punto giusto. Apprezzo molto questa attitudine a proseguire per la propria strada, senza farsi influenzare dalle imposizioni del music business.
“Grim Tales” suona bene, potente e “cattivo” al punto giusto, senza annoiare grazie a dei passaggi più armonici e ragionati. Prodotto benissimo, come sempre è stato per gli One Man Army, colpisce fin subito per l’aggressività e il coinvolgimento. Da sottolineare l’abilità del five-piece di proporre un bilanciamento perfetto fra sonorità vecchie e nuove, per non risultare troppo “antichi” e svecchiare un po’ il suono. Ed è infatti grazie a ciò che durante l’ascolto del dischetto si sentono influenze diverse.
Chiaramente i vari primi In Flames, Dark Tranquillity, At The Gates e compagnia bella, ma anche i più moderni The Haunted o Soilwork. Un gruppo che a mio parere si avvicina molto ai nostri, sono i Devildriver di Dez Fafara, abili anch’essi a proporre questo tipo di musica.
Disco scorrevole, bello e ben suonato, c’è da sperare che le loro composizioni continuino ad essere pubblicate con questa regolarità e restino sempre di questa elevata caratura.

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