Inutile negarlo, “Wish I Could Dream It Again” dei nostrani Novembre è un vero e proprio album di culto, vuoi per la sua cronica introvabilità, vuoi perché già nel lontano ’94 aveva intuito e presentato percorsi musicali alternativi al trend imperante dell’epoca che era rappresentato dal metal estremo di gente come Morbid Angel, Death ed Obituary.

La compagine romana, con un passato da death metal band (sotto monicker Catacomb) ed un paio di produzioni underground rilasciate, vive in quel periodo il suo momento di svolta, firmando un contratto con la label italiana Polyphemus Records e registrando presso gli “Unisound Studios” di Dan Swano la sua prima gemma musicale. Una raccolta di composizioni pregne di spunti qualitativi e personali, per certi versi pionieristici visto il periodo storico in cui ci troviamo. “Wish I Could Dream It Again” è, dunque, il disco dell’incoscienza, registrato con un budget ristretto e con tutta la carica adrenalinica dell’inesperienza: per completare le registrazioni vocali Carmelo Orlando impiegò solamente tre ore, con risultati udibili da tutti. Nonostante questo, il primo disco dei Novembre sorprende sin dai suoi esordi (fantastica “The Dream Of The Old Boats”) con il suo incedere malinconico e rabbioso, accompagnato dalla totale disillusione per gli affetti e per i luoghi d’infanzia perduti. Un liet motiv, questo, che caratterizza tutte le composizioni firmate dalla band romana, molto brava ed intraprendente nel miscelare le vecchie influenze death con nuove e più intimiste forme di espressione sonora. A tal riprova troviamo episodi emozionanti e struggenti come “Swim Seagull In The Sky” o “Sirens In Filth”, entrambi introdotti da lunghi e maestosi fraseggi di chitarra pulita.

Un flusso continuo di emozioni, quindi, alberga incontrastato nelle viscere più recondite di questo lavoro, alternando momenti di sfogo e frustrazione ad attimi di pura e manieristica introspezione. Tutte caratteristiche che in seguito ritroveremo, in forma più matura ed evoluta, nei tre capolavori susseguenti, “Arte Novecento”, “Classica” e “Novembrine Waltz”. Questo, dunque, il primo fondamentale step della discografia dei Novembre, una compagine italiana apprezzata e stimata anche in campo internazionale e da tempo punto di riferimento all’interno del roster Century Media. Un lavoro da contestualizzare, fondamentale per il periodo storico in cui è stato concepito, e recentemente omaggiato dalla nuova versione, a titolo “Dream D’Azur”, interamente ri-registrata dalla band nel corso del 2004.

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