I Nerve si sono rivelati un’ottima sorpresa in ambito estremo grazie al loro secondo album, “Hate Parade”, che ha valso loro un tour europeo in compagnia di gente come Hate e Incantation. Per una band così giovane sicuramente risultati di questo tipo vogliono ben dire qualcosa di significativo ed il supporto di buone recensioni un po’ ovunque può dare il La ad una carriera in sicura ascesa come quella di questo quartetto genovese di buone speranze. Ne parliamo con il bassista Jacopo ed il frontman Fabio, due interlocutori gentili e disponibili quanto determinati che non si sono tirati indietro di fronte alle nostre domande.

Ciao ragazzi e benvenuti sulle pagine virtuali di H-M.it! Innanzitutto complimenti per il lavoro svolto con “Hate Parade” perché, a mio giudizio, avete dato alle stampe un disco eccezionale. Che ne dite di presentarcelo un po’?
(Jacopo) “Hate Parade” è la nostra seconda fatica, ed è il frutto di un anno abbondante di lavoro. È un disco molto veloce e dalle tinte estreme, che però lascia spazio alle disparate influenze dei quattro membri del gruppo, risultando così, a mio avviso, un po’ meno canonico nell’ambito del genere. Abbiamo curato molto la lavorazione dei brani, arrivando addirittura a registrare l’intero materiale in forma di pre-produzione almeno tre volte nello studio di Fabio prima di approdare al Nadir Studio nell’Agosto 2009 per la registrazione definitiva. Il disco è stato interamente prodotto da Tommy Talamanca nel suo nuovo Nadir Studio ed è stato distribuito da Audioglobe che l’ha ufficialmente immesso nel mercato il 15 gennaio 2010. Questa volta siamo molto soddisfatti del risultato raggiunto, ci auguriamo che piaccia anche a voi!!

Rispetto al lavoro precedente avete cambiato parecchie cose, in primis si nota un’ulteriore brutalizzazione del vostro sound. È stata una scelta voluta oppure vi siete trovati con delle canzoni che andavano inconsciamente in quella direzione?
(Fabio) La fase di composizione e arrangiamento di “Hate Parade” è stata indubbiamente la più grande sfida che ci sia mai capitata di affrontare sia come musicisti che come persone fino ad ora. Siamo passati attraverso un lungo periodo di crisi che ha seguito la pubblicazione del nostro debutto e che è culminata con la separazione consensuale dal nostro precedente chitarrista Riky. Proprio in questa fase abbiamo inconsciamente forgiato l’identità musicale di “Hate Parade” partendo dal presupposto che volevamo a tutti I costi che il materiale risultasse molto aggressivo e potente senza far perdere al nostro sound la sua connotazione più melodica. Come band abbiamo sempre cercato di creare qualcosa di brutale e di farlo convivere con il suo estremo opposto in modo naturale e senza forzature. Da questo punto di vista “Getting Nervous” presentava entrambe le caratteristiche ma a mio parere aveva delle lacune nel fonderle e farle comunicare tra loro cosa che siamo sicuramente riusciti a fare con “Hate Parade”. Comporre il materiale è stato molto naturale, eravamo ispirati e anche molto incazzati… inoltre Max ed Ermal sono un flusso continuo di idee e hanno solo avuto bisogno di qualcuno che li fermasse per decidere cosa utilizzare, cosa scartare e cosa modificare. Il mio ruolo quindi è stato proprio quello, oltre quello di assicurarmi che I pezzi fossero improntati per poter essere cantati ed interpretati in un modo ben preciso. Tutto questo è avvenuto piuttosto rapidamente mentre successivamente mi sono dedicato alle parti vocali e alla fase di arrangiamento, che ha portato via molti mesi di lavoro a tutti e dove è stato fondamentale l’intervento di Jacopo che nonostante la giovane età penso abbia dato prova delle sue capacità armonico/melodiche e ritmiche portando letteralmente i pezzi su un altro livello e donando profondità all’intero lavoro intessendo trame armoniche molto elaborate senza far perdere la natura estremamente aggressiva ai nostri brani e di fatto permettendoci di non percorrere strade già percorse e cercare i soliti compromessi per risultare più melodici tanto cari a molte band presenti nel panorama metal odierno.

Perché “Hate Parade”? Dove si svolge la parata dell’odio?
(Fabio) L’odio ci circonda, ci forgia e ci influenza. In alcuni casi è dentro di noi e purtroppo a volte ne siamo sopraffatti. Che ci piaccia o no è parte della nostra società moderna a tal punto che abbiamo imparato a conviverci senza battere ciglio. Penso che alcuni di noi vivano la cosa inconsciamente a tal punto che il concetto di violenza ha assunto un significato molto relativo e a testimonianza di ciò alcuni fatti che avvengono nel mondo e nelle nostre realtà quotidiane ormai non suscitano più la nostra sensibilità. Ho scelto “Hate Parade” come titolo del disco perché in un modo o nell’altro mi è sembrato ottimo per rappresentare concettualmente sia il contenuto lirico del disco che le sue coordinate stilistiche. Il materiale ha dei contenuti molto violenti pertanto penso si possa idealizzare i brani come una parata il cui tema ricorrente è proprio quello dell’odio.

Sempre a proposito della parte lirica del disco: di che cosa parlano i testi e a chi si rivolgono?
(Fabio) I testi di “Hate Parade” non sono stati pensati come un concept, tuttavia la maggior parte di essi condivide alcuni concetti di fondo. Mi sono concentrato prevalentemente sulle fratture emotive che vengono a crearsi nei rapporti interpersonali e dai sentimenti che ne derivano e dall’esilio dell’individuo nei confronti della società e viceversa. In un testo come ad esempio quello di “Shelter” riprendo il concetto molto da vicino immaginando l’emozione di distacco e isolamento che si prova quando ci si sente distanti da tutto ciò che circonda come le amicizie, l’amore e l’affetto, cose che quando mancano ci spingono a creare un rifugio personale, del quale spesso è difficile liberarsi. “Nil” è un manifesto al nichilismo, pertanto parla prevalentemente dell’annientamento dell’individualità e del totale disinteresse per ciò che ci circonda e ciò che viviamo sulla nostra pelle, come ad esempio le emozioni o la religione o l’importanza della vita stessa. “Hate parade” è una canzone di protesta nei confronti dell’omologazione della società moderna, prevalentemente incentrata sul fenomeno del consumismo… “Mescaline” è l’esilio e l’alienazione mentale derivato dall’uso di mescalina o sostanze fortemente psicotrope. Ci sono anche alcuni episodi molto meno impegnati come nel caso dell’opener “The Threat”, pezzo molto americano sia nello stile che nelle vocals… classica attitudine “in your face” e pochi fronzoli. Ho cercato di scrivere cose che alcune persone possono riconoscere come esperienze personali o vicine alla propria realtà e farle proprie, cosa che ho sempre amato nella maggior parte dei miei dischi preferiti, quindi penso che le liriche di “Hate Parade” siano orientate verso chi ha voglia di scavare tra le parole o per chi semplicemente le vuole prendere per quello che sono.

Nella mia recensione ho sottolineato il parallelo che vige tra voi ed un’altra grande band genovese, i Sadist di cui, a mio giudizio, incorporate l’anima più violenta e senza compromessi. Quanto pensate ci sia di vero in quest’affermazione, tenendo conto anche del fatto che della produzione si è occupato proprio Tommy Talamanca?
(Jacopo) Senza dubbio i Sadist sono una band che ha ispirato molti gruppi del panorama metal italiano e anche noi siamo tra quelli, però credo che in “Hate Parade” sia un’influenza abbastanza marginale… Di rilevante importanza per la crescita artistica della band, più che Sadist come gruppo, è stata la figura di Tommy Talamanca, perché ci siamo avvalsi della sua collaborazione da anni e i suoi consigli sono stati fondamentali per acquisire un buon metodo di lavoro. Trovo molto difficile però creare un parallelo tra il nostro sound o il nostro stile e quello dei Sadist, forse perché vedo la cosa troppo dall’interno e le somiglianze probabilmente salterebbero più all’occhio avendo un ascolto non influenzato dal mio ruolo nella band quindi non me la sento di escludere questo parallelismo a priori.

Ho apprezzato molto l’intervento jazz di Jacopo in “Mescaline”. È stato difficile integrare nel vostro sound delle parti così complesse e differenti dal metal in senso stretto?
(Jacopo) Non particolarmente. Ritengo che sia molto importante per un musicista, conoscere diversi stili musicali e cercare di padroneggiarli nel miglior modo possibile perché così facendo la musica assume un aspetto più globale e quindi risulta più facile, se non naturale, creare delle fusioni tra il genere che stai suonando e un altro che stai studiando o ascoltando molto in un dato periodo di tempo. La difficoltà sta prevalentemente nel non farlo risultare una forzatura stilistica. Nel caso specifico “Mescaline” era già stata scritta e mi era stata destinata una parte per un solo di basso: c’era un calo di dinamica a metà pezzo con gli accordi arpeggiati proposti in un altro punto della canzone, quindi più o meno mi risultava tutto regolare. Avevo cominciato a scrivere diversi assoli su quella parte ma non ero mai soddisfatto perché sentivo l’esigenza di qualcosa di diverso. Nel frattempo Fabio stava scrivendo il testo e mi aveva detto di cosa avrebbe parlato la canzone: mescalina e “viaggi lisergici”. Quindi cosa c’era di meglio di riportare questo viaggio anche nella musica? A quel punto ho cominciato a lavorare sulla parte cambiando completamente gli accordi e scrivendo un assolo jazz/fusion.. Il processo è stato quindi molto naturale, senza forzature. Spero che questo tipo di arrangiamenti incontri anche il favore dei metallari più inquadrati ed esigenti!

Che riscontri avete avuto finora sia dalla stampa che dal pubblico?
(Jacopo) Decisamente positivi direi. Stiamo collezionando nella quasi totalità delle ottime recensioni e il disco sembra piacere molto in sede live. Quello di cui avevo più paura era la stampa estera, perché parte sempre molto prevenuta nei confronti delle band italiane: mi è capitato più volte di vedere dei buoni gruppi e dei buoni dischi letteralmente massacrati dalla critica d’oltralpe. Invece ce la siamo cavata piuttosto bene, raccogliendo frasi del tipo “finalmente qualcosa di buono che arriva dall’Italia dopo gli Spaghetti Western” e simili… Direi che, “razzismo” a parte, è un ottimo risultato!

A che influenze è riconducibile, a vostro giudizio, la vostra musica? Quali sono, invece, i vostri ascolti abituali? Ve lo chiedo perché ogni recensione che ho letto fornisce nomi diversi e sarebbe forse il caso di dare una versione unanime da parte vostra…
(Fabio) Penso che la stampa sia tanto disorientata quanto noi… siamo metallari che non ragionano a compartimento stagno e abbiamo una visione della scena molto aperta. La conseguenza di ciò è il fatto che abbiamo tutti delle influenze di base, quelle derivate dagli ascolti storici che ci hanno accompagnato nel corso della nostra vita e altre che ci influenzano al momento. Allo stesso tempo però penso sia difficile identificare delle band di riferimento proprio perché quando scriviamo del materiale non pensiamo a come i nostri idoli musicali farebbero il loro lavoro su quel riff piuttosto che sul tempo di batteria, ma forse siamo più influenzati dall’emozione del momento o dallo spirito che che ci spinge a migliorarci… penso che nell’era moderna prendere forte ispirazione da dei modelli musicali molto precisi sia controproducente perché in questo modo risulta piuttosto difficile lavorare sulla propria identità artistica, che per quanto ci riguarda è il nostro primo obiettivo a livello musicale.
Se vuoi qualche nome, posso dirti che come band ammiriamo molto il lavoro di band storiche quali Fear Factory, Pantera, Slayer… ma sono riferimenti banali, perché è impossibile non essere influenzati da band di tale grandezza.. a livello personale posso dirti che forse sono stato più influenzato quando ero bambino da band quali Duran Duran o i Queen, piuttosto che dai Devildriver o dai Lamb of God del caso. Ascolti recenti degni di nota purtroppo non ne trovo molti, alcuni dischi mi divertono e poi li accantono poco dopo… L’ultimo disco che mi ha dato e trasmesso veramente molto è quello degli Alice in Chains, poi ora sto ascoltando molto il nuovo dei Mantric, band nata dalle ceneri degli Extol, che con l’ultimo disco prima dello scioglimento (“Blueprint”) si erano molto avvicinati al mio sound ideale. Inoltre incomincio a lavorare molto con il mio studio quindi ho davvero poco tempo per gli ascolti purtroppo… cosa che contribuisce al rendermi ancora più selettivo da questo punto di vista! Parlando di Nerve, penso che l’idea della band sia quella di porsi a metà tra quello che è il suono di matrice americana e quello forse più melodico proveniente dalle nostre radici europee.

Ebbi l’occasione di conoscervi al Cold Night In Hell, dove stupiste un po’ tutti con una prestazione ad alto tasso di ferocia. Che cosa ricordate di quella giornata?
(Fabio) Direi che Trevor e soci non avrebbero potuto scegliere un nome migliore per quel festival in quanto ricordo soprattutto un freddo glaciale ma anche un grande calore da parte dei presenti che ci hanno permesso di assaggiare e toccare con mano quello che poi di lì a poco avremmo vissuto in giro per l’Europa durante il tour. È stata comunque una bella giornata e il festival nonostante le condizioni atmosferiche altamente avverse si è svolto con regolarità e con la solita e impeccabile organizzazione che caratterizza tutti gli eventi prodotti da Nadir Music. Inoltre ricordo anche un ottima performance dei nostri amici Secret Sphere, a mio avviso davvero una delle migliori realtà nazionali nel genere e una splendida esibizione degli Obscura. In particolare nonostante non sia un grande fan della band, non ho potuto fare a meno di rimanere a bocca aperta per la perfezione esecutiva da parte di tutti gli elementi e la performance incredibile del drummer… una furia della natura!!! Peraltro è stato anche in grado di regalare grandi emozioni durante il suo solo… in genere odio gli assoli di batteria… li trovo piuttosto inutili e noiosi… diciamo che ho superato la fase bava colante per gli exploit ultra tecnici, ma lui ha mostrato un gusto e un controllo degni di un batterista con 30 anni di carriera alle spalle e data la giovane età penso che la cosa sia assolutamente degna di nota.

Avete da poco concluso un tour europeo in compagnia di Incantation ed Hate. Com’è andata?
(Jacopo) Direi alla grande!! è stata per tutti un’esperienza importante, sia a livello peronale che come gruppo. Concluse le tre settimane a spasso per l’Europa eravamo più affiatati, più solidi sul palco, più sicuri di noi stessi, ma soprattutto più entusiasti che mai di suonare metallo!! Abbiamo avuto la possibilità di vedere concretamente realtà differenti da quella italiana e di renderci conto di quanto siamo indietro nel nostro paese riguardo la scena underground rock/metal. All’estero abbiamo trovato davvero molta più professionalità sia dei gestori dei locali che dei promoters e un pubblico decisamente più partecipe. Non parlo del semplice “casino” sotto al palco ma della voglia di ascoltare e supportare band emergenti! In Italia c’è molto interesse e partecipazione solo per nomi già affermati, la scena underground è piuttosto snobbata e quindi gruppi più piccoli faticano a farsi conoscere non riuscendo a trovare serate e gestori dei locali disposti a rimborsare anche solo che le spese di trasporto. Spero che avvenga prima o poi un cambiamento di tendenza perché ce n’è davvero bisogno!

Per quanto riguarda le date future? C’è già qualcosa in programma?
(Fabio) Assolutamente si!!! possiamo finalmente confermare la nostra presenza come unica band italiana nel tour che avrà luogo in Polonia il prossimo Ottobre in compagnia di Hate e Decapitated!! Siamo grandi fan di entrambe le band e abbiamo stretto un ottimo rapporto di amicizia e collaborazione con gli Hate, maturato nel corso del precedente tour europeo e non vediamo l’ora di riunirci a loro per distruggere qualche palco assieme ancora una volta, ma questa volta lo faremo nel loro paese natale… quindi abbiamo grandi aspettative per questo tour e sappiamo che non rimarremo delusi! Inoltre per i Decapitated sarà il primo tour di reunion in Polonia dopo il tragico evento che ha messo la band in ginocchio in seguito alla tragica morte del batterista Vitek e messo il cantante Covan in pessime condizioni, dalle quali purtroppo deve riprendersi tuttora, quindi in Polonia il loro ritorno sarà supportato da un grandissimo entusiasmo da parte del publico che vuole rendere onore ad una delle migliori realtà del Death Metal moderno. Per quanto riguarda l’Italia purtroppo non saremo in grado di proporre la band nel centro e nel sud, ma è una cosa alla quale porremo rimedio probabilmente al ritorno dal prossimo tour mentre abbiamo confermato la nostra presenza in alcuni festival per i quali renderemo nota la nostra partecipazione a breve sul nostro myspace.

Siete piuttosto giovani, eppure la band è in giro già da qualche tempo e vantate esperienze notevoli. Come siete riusciti a raggiungere questi obiettivi e quali sono quelli che vi ponete per il futuro?
(Fabio) Tutte le band che suonano metal nel nostro paese sanno che devono sudare il triplo delle band provenienti da altre realtà europee e questa è una cosa che abbiamo sempre avuto molto chiara nelle nostre teste… quindi penso che tutto quello che abbiamo ottenuto lo dobbiamo alla nostra perseveranza e a quella delle persone e degli addetti ai lavori che hanno creduto in noi, ci hanno supportato e ci hanno insegnato tutto quello che sapevano. In tutto questo una grossa fetta di merito va sicuramente a Nadir Music che ha saputo credere in noi fin dai primi passi e in particolar modo a Tommy, che ha prodotto entrambi i nostri dischi ma che ha saputo essere, oltre che un grande professionista anche un grande amico permettendoci di crescere senza la sua influenza e supportandoci con i suoi consigli e il suo entusiasmo che sono stati per noi fonte di grande ispirazione. Al momento siamo molto concentrati sui live futuri e dato che crediamo molto nel mercato e soprattutto nella scena estera vogliamo arrivare ad Ottobre molto preparati e pronti più che mai a esportare un po’ di metal tricolore anche nei paesi dell’est!! Al nostro ritorno probabilmente intervalleremo l’attività live (che sarà sicuramente ridotta) al processo compositivo per il successore di “Hate Parade”, cosa che sicuramente porterà via molto tempo. Nel frattempo alcuni di noi si concentreranno nei propri progetti paralleli come ad esempio io ed Ermal che registreremo questo Agosto il nuovo disco dei Ritual of Rebirth per portarlo poi in sede live da Novembre in poi. Max invece, è entrato ufficialmente a far parte della reunion degli Antropofagus, leggendaria band brutal tutta italiana nella quale sono coinvolto in veste di fonico dato che abbiamo appena finito di registrare il promo nel mio studio mentre Jacopo proseguirà i suoi studi presso il CPM di Milano e continuerà l’intensa attività live con una moltitudine di band tributo tra cui anche la cover band ufficiale dei Megadeth… quindi come puoi vedere siamo tutti molto impegnati e finché potremo… continueremo a respirare e vivere metallo con tutte le nostre forze!

Piccola curiosità: girovagando sul web ho scoperto che non siete gli unici a portare il nome Nerve, ma vi è anche un quartetto thailandese che propone un thrash metal dalle tinte industrial. Li avete mai ascoltati? Vi hanno mai contattato?
(Jacopo) No, non li conosco, ma andrò al più presto a documentarmi! Sapevo che non eravamo gli unici ad avere Nerve come nome, avevo trovato un paio d’anni fa un gruppo canadese se ricordo bene.. oltre che al gruppo Jungle di Jojo Mayer!

Questa era l’ultima domanda, lascio a voi la conclusione dell’intervista. A presto!
(Fabio) Grazie mille, per il vostro supporto e per il vostro operato, troppo spesso poco riconosciuto dagli operatori del settore, voi e il pubblico siete l’underground, il cuore della nostra tanto amata musica, non smettete mai di esserlo e noi dal canto nostro, cercheremo sempre di regalarvi nuove emozioni!

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