Ed ecco a noi il ritorno di Aslan, il grande leone creatore del mondo di Narnia in cui i nostri cinque musicisti devono essere stati in visita tanto da utilizzare Narnia come nome del gruppo.
Sono un grande estimatore del ciclo di Narnia ed è per me un piacere ascoltare questo nuovo album, il quarto per la precisione.
Ottima prova di tutti i musicisti, dall’ottima interpretazione del cantante alla prova della sezione ritmica e all’alternarsi di chitarra e tastiere. Impeccabile poi la produzione che garantisce una resa sonora decisamente efficace.
In quest’album vengono però mischiati un bel po’ di generi distinti ma purtroppo non ben malgamati. I brani vengono suddivisi in generi musicali troppo nettamente risultando così slegati l’uno dall’altro.
Escludiamo da subito l’insignificante intro “War Preludium” e passiamo subito oltre. “The Countdown Has Begun” è un bel brano veloce clonato dalla musica del grande Malmsteen. Si prosegue quindi con la thrasheggiante “Back From Hell”, veloce e aggressiva con dei riff molto corposi e nonostante la sua lunga durata, più di sette minuti, scorre via con naturelezza. Segnalo il bel solo di chitarra assolutamente satrianesco.
Non capisco proprio perchè questo brano non sia stato messo subito dopo l’intro, dato anche il suo titolo. Certe volte ci si dà proprio la zappa sui piedi.
La successiva “No Time To Lose” potrebbe venire definita come una versione metal di un brano pink floydiano, per via delle atmosfere e dei soli di chitarra creati: è quindi un brano molto lento e atmosferico.
Anche “Innocent Blood” è un brano molto lento e non particolarmente convicente risultando abbastanza noioso. La eccessiva lunghezza del brano non facilita certo il discorso “digeribilità”. Le soluzione delle tastiere mi hanno fatto venire alla mente quelle degli Elegy dei primi album.
Discorso differente invece per le due strumentali dell’album “Ground Zero” e “Desert Land”: la prima ha delle buone soluzioni prog metal e la seconda è solo un breve, e trascurabilissimo, intermezzo di chitarra acustica.
I Narnia è nei brani più veloci e aggressivi che esibiscono il loro meglio ed infatti sono molto bune le soluzioni power prog-thrash di “Judgement Day” in cui vengono inserite melodie malmsteeniane.
L’ultimo brano è decisamente il più lungo, con i suoi più di quattordici minuti, complicato e impegnativo tanto da essere prettamente prog metal. Il gruppo ha riversato tutte le proprie energie e idee in questo brano risultando in assoluto il migliore del lotto.
Viene ricercata molto la spettacolarizzazione teatrale. La musica è particolarmente lenta e il cantante è drammatico nella sua interpretazione; la musica è sognante e, restando in tema del ciclo di Narnia, “fiabesca” e, nonostante la lunghezza, si fa ascoltare fino alla fine senza stancare.
In conclusione, se tutto l’album fosse stato pensato come la conclusiva “The Great Fall Of Man” ci saremmo trovati un grandissimo album di prog metal. Per come è stato concepito ci troviamo invece un album con una buona canzone power-thrash, un’eccellente canzone prog metal e una passabile canzone malmsteeniana.
Un miscuglio un po’ eccessivo. Sembra quasi non sapessero che pesci pigliare. L’album supera la sufficienza unicamente per la presenza dell’ultima traccia.

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