Passino i pretesti dell’old-school, dell’intransigenza sonora, delle tradizioni musicali sentite, finchè discorsi di questo tipo tentano di celare una certa consistenza artistica che provare di rintracciare in un prodotto come “Combat Area” appare alquanto sacrilego ed ingiustificato.
Death metal derivativo in un disco zeppo di citazioni, che non ingannano più neanche gli ascoltatori meno esigenti ed attenti, che fungono da una inutile maschera per occultare la totale assenza d’ispirzione di una band giunta misteriosamente al proprio quarto full-lenght. Brani che alternano in maniera disordinata ed assolutamente noiosa echi che vanno da quelli non certamente lusinghieri degli ultimi Six Feet Under nelle parti più tirate, a quelli più “nobili” di rallentamenti e mid tempo che portano alla mente i fantasmi di Bolt Thrower ed Obituary. Risultati? Nient’altro che noia e violenza vuota dispensate in quantità industriali.
Una produzione che definire piatta sarebbe un eufemismo, un approccio lirico che continua la copia conforme iniziata dagli strumenti ed un immobilismo sonoro persistente non aiutano a risollevare le sorti di un disco segnato dal principio. Un’opera in cui anche arrivare indenni alla fine dei, non eccessivi, trentanove minuti ha il sapore di impresa. Assolutamente sconsigliati.