È con grande interesse che mi appresto ad ascoltare “Strive”, primo disco solista di Michele Luppi, cantante degli italianissimi Vision Divine. Personalmente non avevo mai sentito il nome di Michele Luppi prima del suo ingresso all’interno della Visione, ma dopo la pubblicazione di “Stream Of Consciousness” sono rimasto affascinato dalla sua voce e dal suo modo di cantare, così delicato ma al tempo stesso così aggressivo e dannatamente ispirato. Ecco i motivi per i quali questo ragazzo si è giustamente guadagnato un posto d’onore nella lista dei miei cantanti preferiti.

Chiudete gli occhi dunque e preparatevi ad essere trasportati in un vortice infinito d’emozioni, in un continuo crescere dei feelings e di melodie che v’inchioderanno alla sedia facendovi sognare e volare mentre ascoltate le canzoni composte da Michele. Dimenticate inoltre il Michele e la musica che avete conosciuto con i Vision Divine, in “Strive” non si parla assolutamente di power metal, ma di hard rock che si fonde con l’AOR passando per il blues e a volte per la musica country, il tutto condito con una spruzzatina di sonorità care alla musica leggera italiana.
Ora siete pronti. Rilassatevi ed iniziate l’ascolto di questo stupendo disco, che vede tra l’altro la partecipazione di un numero pressoché infinito d’ospiti tra i quali Alex De Rosso, l’Olaf “Nazionale”, Oleg Smirnoff, Maurizio Solieri, Roberto Priori e ancora tantissimi altri artisti. Sin dall’opener “Trust”, a mio avviso il brano con il ritornello più bello mai scritto da molto tempo a questa parte, s’inizia a volare, Michele dà il via al suo album con un pezzo AOR davvero molto bello caratterizzato da ottimi cori, una ritmica dannatamente trascinante e suadente così come lo sono le linee vocali che rimangono subito impresse in testa; la successiva “If you walk away” è una delicata ballad che vede Michele protagonista di una prova vocale davvero eccezionale che raggiunge il momento di maggiore intensità poco prima dell’esplodere del solo alla chitarra di Michele Vioni. Un andamento tipicamente blues/country/rock ha invece la successiva “Feel alive” che vede Mimmo Camporeale all’Hammond, mentre Maurizio Solieri ci dimostra ancora una volta tutta la sua bravura suonando soli di chitarra davvero emozionanti ed ispirati che si fondono a meraviglia con la struttura della canzone. Bellissime sono le ballad ed è, infatti, impossibile non rimanere rapiti da pezzi come “Always remember you”, che alterna una strofa lenta e molto romantica con un ritornello più ritmato e carico d’aggressività, oppure da “Wasting my time”, altro brano che mostra un Michele Luppi in forma mirabile, autore di melodie davvero evocative capaci di generare un continuo vortice d’emozioni che non smettono di crescere nemmeno con la conclusiva “I found a way to pray” brano arricchito dalla presenza d’ottimi cori che accompagnano la voce di Michele e da un magnifico solo del già citato Michele Vioni. Ma “Strive” non è fatto solo di pezzi lenti e romantici, e, infatti, si alternano sapientemente ottimi brani caratterizzati da ritmiche dannatamente aggressive che uniscono insieme hard rock e AOR come fossero un’unica cosa: ed ecco che, oltre alle già prima citate canzoni, esplodono la veloce “Stars” e la ritmata “Time for love”, quest’ultima abbellita da un Olaf Thorsen che si dà battaglia in fase solista con il suo compagno Oleg Smirnoff per poi stravolgere completamente l’andamento della canzone in un breve e velocissimo intermezzo jazz prima di tornare al riff portante della canzone.

In conclusione è stato davvero un piacere per me ascoltare quest’album. Se devo essere sincero “Strive” al primo ascolto non mi era piaciuto tantissimo, ma mano a mano che l’ascoltavo il mio interesse è cresciuto sempre di più e ora tutti i pezzi di Michele mi piacciono davvero tanto, e non vedo l’ora di poterli ascoltare dal vivo, perché sono sicuro che il nostro Luppi sarà in grado di regalarci uno spettacolo assolutamente fantastico e ricco di sentimenti.

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