In occasione dell’uscita di “Stainless”, nuovo album dei Mesmerize, ho avuto la possibilità di scambiare quattro chiacchiere con Luca e Folco…ecco quello che ci siamo detti. Buona lettura!

Ciao e benvenuti ai Mesmerize su Heavy-Metal.it
Ciao e un benvenuto anche a te e ai vostri lettori nel mondo “Mesmerize”.

Prima di iniziare vorrei farvi i complimenti per “Stainless”, a mio avviso il migliore album in assoluto dei Mesmerize sia dal punto di vista della produzione che dei brani presenti. Che ne dici quindi di iniziare la nostra chiacchierata presentando “Stainless” ai nostri lettori?
Luca: Bene, non sai che gioia cominciare con questa domanda: finalmente qualcuno che è riuscito ad andare oltre le apparenze e ha ascoltato attentamente il disco, e ha colto il duro lavoro che è stato fatto.
Non sappiamo se effettivamente sia il miglior lavoro dei Mesmerize, per noi sono tutti belli, di sicuro in “Stainless” c’è tanta fatica, sforzi e passione a non finire.
Sicuramente lo reputiamo un disco più maturo, frutto di tutte le esperienze fatte in passato dove ognuno di noi ha dato libero sfogo alla creatività e alla sperimentazione con nuovi suoni e arrangiamenti, cercando di contaminare e arricchire il nostro sound in maniera incisiva ed efficace; e scusa la presunzione, ma crediamo di esserci riusciti.
In questo lavoro si trovano molti aspetti del metal, dai pezzi classici in puro stile “Mesmerize” ai pezzi più speed di stampo tedesco, da parti folkeggianti a parti epiche con cori femminili, duetti all’ultima ugola, parti acustiche, riff devastanti e taglienti etc.. insomma per farla breve è un disco vario, ricco di note, colori e sfumature, che da un lato ci spaventava, ma alla fine il risultato finale ci ha soddisfatto in pieno.

Paolo Chiodini ha lasciato il gruppo ed è stato sostituito da Luca Belbruno: come vi siete trovati con questo nuovo chitarrista sia dal punto di vista umano che professionale? Ha portato nuova linfa vitale ai Mesmerize?
Folco: Sicuramente!! Luca ha partecipato attivamente all’arrangiamento dei brani, che come saprai è un passaggio fondamentale della composizione…diversi arrangiamenti possono cambiare completamente un brano. Inoltre ha lavorato molto alla stesura dei soli per i nuovi pezzi dividendoseli equamente con Piero; anche questo è stato decisivo per la varietà dell’album, assoli incrociati, armonie, fraseggi alternati…
In ogni caso l’ingresso di un nuovo elemento porta nuovi elementi, nel caso di Luca questo “vento di novità” è stato ancora più forte poiché proviene da esperienze musicali abbastanza diverse dalle nostre. E tutto questo in un momento in cui anche noi finalmente potevamo permetterci di “sperimentare”…meglio di così…

Sono trascorsi tre anni circa da “Off the beaten path”: mi puoi dire che cosa hanno fatto i Mesmerize durante tutto questo tempo? E quali sono, a tuo avviso, le maggiori differenze tra quest’album e l’ultimo “Stainless”?
Luca: Hanno cambiato il chitarrista, hanno menato il cemento per costruirsi lo studio e la sala prove e hanno preparato il nuovo materiale.
Quando mi chiesero di suonare con loro, io rimasi stupito ma allo stesso tempo contentissimo.
Già ci frequentavamo, io ero un loro fan, con Andrea Garavaglia e Folco Orlandini abbiamo frequentato la stessa facoltà e qualche volta ho smanettato il mixer durante i loro concerti.
Quando si cambia chitarrista è naturale perdere un po’ di tempo. Mi hanno messo in mano fin da subito le bozze dei pezzi nuovi e poi tutta la scaletta dei dischi vecchi, più qualche cover; e non essendo una macchina ci ho messo un po’ a superare le difficoltà iniziali, dovute al fatto che non suonavo da quasi quattro anni e la ruggine da limare era molta.
Oggi posso affermare di essermi integrato perfettamente nel gruppo grazie anche alla filosofia, l’attitudine e l’amicizia che ci lega che è il nostro punto di forza.
Per quanto riguarda le differenze qualcosa ho già detto nella prima domanda: una maggior ricerca di nuove soluzioni a livello di suoni, nuovi strumenti introdotti che già all’epoca balenavano nella mente di Piero ma solo oggi siamo riusciti a sperimentare perché abbiamo registrato in un struttura tutta nostra (in realtà di Andrea Garavaglia), il che vuol dire molto tempo a disposizione e persone giuste per attivare collaborazioni.
Il metodo di scrittura invece non è cambiato. Tito e Piero scrivono la maggior parte dei riff, li portano in sala prove e poi tutti insieme si fa il pezzo, con arrangiamenti, tempi di metronomo ecc; si fa una pre-produzione, si controlla il tutto, si ascolta e riascolta all’infinito e dopo vari scontri e dibattiti interni si procede alla registrazione finale del disco.

Come mai avete introdotto all’interno di alcuni pezzi i violini e addirittura delle brevi parti in cui la voce di Folco è filtrata?
Luca: Come accennavo prima l’idea è soprattutto di Piero amante degli Skyclad. Anche sul brano “Off the beaten path” il riff portante era stato pensato e scritto per violino ma la mancanza di un violinista e soprattutto il tempo sono stati i nemici più forti per noi.
In “Stainless” le parti di violino sono state registrate da Vito Gatto, un bravissimo e simpaticissimo “ragazzino” che ci ha lascito di stucco già dalla prima volta che l’abbiamo visto. Pensa che già dal primo ascolto (di un semplicissimo file midi) è riuscito a trascrivere in note, leggere e suonare benissimo tutte le sue parti: un fenomeno!!!!!
Sempre a proposito di “Off..” abbiamo riarrangiato il brano (come in realtà era nato) in modo da proporlo in sede live con il violino di Vito.
Folco: I filtri usati su alcune parti di voce di “Field of heroes” hanno lo scopo di accentuare l’aspetto “meccanico/elettronico” di quel brano, abbiamo inaridito i suoni di chitarra e batteria, abbiamo messo delle campionature…mi pareva consequenziale che anche la voce fosse meno melodica e acustica e più “artificiale”.

Purtroppo non ho con me i testi dell’album, puoi descrivermi i temi principali trattati all’interno dei pezzi?
Folco: I temi sono molto vari come pure varie sono le atmosfere dal punto di vista musicale.
“Stainless” è un lavoro molto eterogeneo (pregio o difetto?) sia nella composizione sia nelle liriche. Si passa da brani immediati come “The burn” che dipinge un panorama apocalittico in cui la galassia è distrutta, ad episodi più epici come “Princess of the wolves” ispirata al film d’animazione Princess Mononoke. Con “Lure of the temptress” (titolo ispirato ad un videogioco ma nessun’attinenza nel testo) abbiamo voluto creare un brano ipnotico e quasi claustrofobico, il testo di conseguenza è molto ermetico. “Field of heroes” affronta il tema della popolarità data dallo sport (il football in questo caso) e della sua estrema fugacità. “Triumph of the Darksword” è l’ultimo episodio ispirato alla trilogia di Weis/ Hickman iniziata in Tales of Wonder e proseguita con “Off the Beaten Path”…ok la pianto qui sennò divento pedante!!

Come mai avete scritto una canzone come “Windchaser” che si discosta leggermente dal classico sound dei Mesmerize per abbracciare sonorità tipicamente irlandesi molto vicine al sound degli Skyclad? Di che cosa parla questo pezzo?
Folco: In realtà il testo di Windchaser non ha attinenze con il mondo nordico/Irlandese ma parla del continuo bisogno di ognuno di noi di inseguire sogni e ideali, spesso è una corsa senza fine in cui alla fine si potrebbe anche perdere, ma è una corsa senza cui saremmo tutti già morti dentro. Per quanto riguarda il sound effettivamente i riferimenti agli Skyclad sono palesi, ma già in passato avevano fatto capolino ad esempio in “Off the beaten Path” dove poi l’assenza di strumenti acustici ha ridimensionato l’aspetto folk del brano. Anche in “Where Skye meets the sea” si sentivano forti gli influssi della musica tradizionale nord europea.

Il titolo del disco, così come la cover, parlano da soli e si sposano benissimo con il sound dei nuovi pezzi: anche voi vi sentite “inossidabili” e “senza macchia”?
Luca: Esatto!!!!!!!!! cercavamo qualcosa che ci potesse rappresentare in questo momento particolare della nostra carriera.
Abbiamo voluto abbandonare il genere fantasy, ormai super inflazionato, con i conseguenti paragoni e accostamenti che c’imputavano e ci facevano venire i nervi.
“Stainless” ha un duplice significato, acciaio e inossidabile, e il riferimento è soprattutto alla nostra attitudine che nonostante gli anni che passano non muta, anzi si rafforza e si arricchisce di nuovi spunti; e poi più metal dell’acciaio cosa c’è?
Definirci senza macchia? Non so, forse un po’ azzardato e presuntuoso: abbiamo anche noi le nostre macchioline sui pantaloni di pelle!

Questo è il vostro secondo disco sotto Dragonheart: come ci si trova a lavorare con questa label che sta mettendo sotto contratto sempre più gruppi?
Luca: Ci troviamo molto bene, non possiamo dire altrimenti ahahahaha hhihihihi!!!!
A parte gli scherzi abbiamo solo esperienza con due etichette relativamente piccole e giovani.
Ma soprattutto con Dragonheart, e quindi con Enrico Paoli, abbiamo avuto la possibilità di fare quello che volevamo senza troppi vincoli né puntelli e con i tempi giusti.
Ovviamente credo che gli abbiamo dato abbastanza sicurezza da fidarsi di noi e del nostro lavoro.
Oggi, come tutti sapete, la situazione è abbastanza complicata, per non dire tragica, e ogni piccolo sforzo fatto vale molto di più che in passato.
Ci sono tantissime produzioni, molte standardizzate e sotto la media; tutti s’improvvisano in un mestiere veramente duro e difficile e di conseguenza il livello della professionalità si abbassa, e quelle case che si attivano per lavorare seriamente e promuovere i loro gruppi in Italia e all’estero soffrono in questo music-buisness.
I lavoro che fanno alla Dragonheart è veramente buono e poi come tu stesso affermi offrono la possibilità a molti gruppi di ritagliarsi un po’ di spazio in questo marasma.

Personalmente (non me ne volere, lo so che ai musicisti non piacciono i paragoni, a me per primo) penso che brani come “Princess of the wolves” e “Triumph of the dark sword” richiamino in più di un’occasione il sound dei Manowar. Sei d’accordo con questa mia affermazione e da quali band o da che cosa i Mesmerize traggono ispirazione per i propri pezzi?
Folco: Inutile ricordare che i Manowar sono la mia band preferita, non solo per la musica che propongono (sono gli unici che ancora oggi suonano un heavy metal degno di questo nome), ma anche per l’approccio che hanno con il metal e con i fans, un rapporto di fedeltà e coerenza che li ha portati dove sono.
Personalmente sono fiero di annoverarli fra i miei modelli, tutti noi ne abbiamo e chi dice di non averne mente! Sin da quando nasciamo forgiamo la nostra persona e il nostro carattere su dei modelli che stimiamo, ma questo non vuol dire copiare o plagiare ma semplicemente scegliere in che direzione andare.
È naturale, quindi che in alcuni episodi (giustamente hai notato “Princess” e “Triumph”) queste influenze emergano maggiormente… Questo anche perché sono i brani in cui un approccio “manowariano” si addice di più; un cantante è un po’ anche un attore e deve plasmare la propria interpretazione a seconda del contesto e del “personaggio” che deve interpretare, su brani veloci e aggressivi un cantato graffiante è l’ideale!!

Che cosa dobbiamo aspettarci in futuro dai Mesmerize?
Luca: Un film porno…………….
Folco: Ti piacerebbe eh?!? Comunque io ne ho uno intitolato “Mesmerize” (giuro)…e poi ripensandoci abbiamo già fatto la colonna sonora di un porno/horror americano “Tortured souls”.
Luca: Speriamo di poter dire ancora la nostra il più a lungo possibile.
In questo periodo siamo presi con la promozione del disco, interviste public-relation ecc.
Pensiamo di prenderci un bel periodo per suonare e far ascoltare il materiale nuovo dal vivo, siamo mancati per molto tempo e abbiamo una voglia di suonare..
Anche qui comunque le difficoltà non mancano; il mercato e l’offerta di locali e festival è cambiata molto in questi ultimi tre anni. Si fa un fatica pazzesca a cercare le date e soprattutto a confermarle perché possono saltare da un momento all’altro; la moda del momento sono le cover band e tribute band, per chi fa musica propria c’è troppo poco spazio.
Noi non molliamo anzi abbiamo molte novità da portare con noi: scenografia, scaletta rinnovata, nuovi arrangiamenti, insomma uno spettacolo forte ben rodato già in qualche data fatta i mesi scorsi.

Avete intenzione di suonare il più possibile in giro per i locali?
Folco: Assolutamente si, siamo stati assenti dalle scene anche troppo!! Abbiamo già fatto alcune date di rodaggio per testare i nuovi brani e la nuova formazione (non dimentichiamoci che Luca oltre che lavorare sul nuovo materiale ha dovuto impararsi anche le vecchie canzoni)…ovviamente non avendo ancora il CD in mano non abbiamo pianificato molte date pre-estive. A luglio saremo al Venice Festival con Labyrinth e ad agosto all’Agglutination fest a Potenza. Da settembre cominceremo la promozione vera e propria in tutta Italia…. we will kick your fuckin ass!!
Luca: C’è anche la Metal Maniac night il 16 giugno all’Indian’s Saloon di Bresso MI con Rain, Silence e Rapid Fire.
Poi per settembre-ottobre ripartiamo e speriamo si concretizzino tutte le voci e i mezzi accordi per girare l’Italia e quasi sicuramente (il quasi per scaramanzia) andremo la prima settimana di ottobre in Germania; sarebbe un bel colpo oltre che l’ennesima bella esperienza all’insegna della musica, della passione, dell’amicizia e del divertimento.
Inossidabili più che mai vi aspettiamo!!!!!!!!

Bene, siamo in chiusura e come nostra consuetudine ti lascio l’opportunità di dire quello che vuoi ai nostri lettori..
Folco: In questo nuovo album abbiamo messo non solo il cuore, ma anche fegato e milza…spero che il nostro sforzo sia apprezzato, sarebbe la nostra più grande ricompensa!! Per ogni tipo di novità o aggiornamento tenete d’occhio il nostro sito www.mesmerize.it

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