Questo “Apokalipstik” dei Lycosia è un album riuscito a metà, un lavoro che soffre dell’indecisione della band che non sembra avere chiare le idee su quale direzione intraprendere e che produce dei pezzi di qualità altalenante a seconda delle strade che batte. Questi ragazzi tentano infatti di mettere insieme electro/industrial/new wave e metal/punk/rock in una miscela che, pur sapendo sempre di già sentito, risulta piacevole e frizzante quando le cose funzionano mentre mi è parsa invece poco riuscita quando l’alchimia non viene bene. “Apokalipstik” si apre con un bel tris di brani: “Last Splash”, un pezzo ruffiano e divertente caratterizzato da un giro di note che ricorda molto “Never Let Me Down Again” dei Depeche Mode riletto in chiave un po’ più rumorista, “All These Worlds”, che sembra uscito direttamente da un qualche album dei The Cure, ed infine “Follow Me”, che ricorda invece gli U2. Come potete notare la band non si fa problemi ad esplicitare (a volte fin troppo) le sue influenze, tuttavia riesce a risultare sempre gradevole, ed infatti fin qui il disco è molto piacevole… peccato che nei quattro pezzi successivi si aumenti la dose di violenza e la band tenti di seguire, senza riuscirci, le orme ora di Trent Reznor ora dei Ministry e di qualcun altro ancora. Le canzoni si fanno più violente, i pezzi diventono un “mescolone” di violenza sonora risultando ora distorte, ora rockeggianti, ora punkeggianti, ora (ovviamente) melodiche senza però convincere mai del tutto (i pezzi non sono brutti, ma man mano che la violenza aumenta l’ascolto diventa meno piacevole, e infatti “Hard Dressed Bitch” e “Leftover” sono decisamente migliori di “Kiss Me Hard” e “Say Fuck Yeah!”, che sono meno melodiche). Le atmosfere tornano più calme (e più piacevoli) con “Light Years”, che recupera le influenze new wave, peccato che subito dopo “Ymahe Apaka” ricominci a battere strade più violente e meno convincenti (probabilmente questa è la traccia peggiore di tutto il lavoro). Chiude infine il disco “Don’t Say A Word (Make Up Mix)”, un pezzo caratterizzato nuovamente da un’elettronica ballabile e sintetica, purtroppo non riuscito come gli altri momenti “non violenti” del cd… ci sarebbe infine anche una piccola ghost track dopo la solita pausa silenziosa che segue l’ultima traccia, ma è un’aggiunta inutile, forse più fastidiosa che altro per via dei minuti di silenzio che la precedono.

“Apokalipstik” risulta quindi spaccato in due, le cinque tracce che si rifanno di più alla new wave e all’elettronica ballabile ottantiana risultano gradevoli e divertenti, mentre i cinque pezzi più industrial, violenti e distorti appaiono meno riusciti e in alcuni casi quasi irritano, in entrambi i casi inoltre le influenze sono ben evidenti. Alla fine comunque il disco la sufficienza riesce a prendersela, tuttavia per quanto mi riguarda ho la sensazione che “Apokalipstik” avrebbe potuto essere molto migliore (o molto peggiore) se i Lycosia avessero deciso di seguire fino in fondo una sola delle due strade che hanno invece scelto di percorrere a metà.

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