Nemmeno il tempo di entrare nel 2009 già si parte col botto. Eh già, perchè i Kreator hanno sfornato quel classico capolavoro capace di farti pensare di inserirlo tra i dieci migliori dischi dell’anno già a gennaio. Pazzesco. Aspettavo moltissimo l’uscita di questo dischetto, un po’ per questa “rinascita” del thrash metal tanto lodata, un po’ perchè tutti gli ultimi prodotti delle band storiche sono stati di ottimo livello. Volevo quindi vedere cosa sarebbero stati capaci di produrre i nostri dopo un album non molto incisivo come il precedente “Enemy Of God”, bello sì, ma un po’ troppo noioso e ripetitivo. Il risultato è un qualcosa di letale, nella perfetta legge del thrash, che si mette in luce, a spallate, fra le migliori produzioni di sempre del combo tedesco.
Partenza a razzo con la title-track, un pezzo perfetto, comincia con una breve intro per poi sfociare in un ritmo iper veloce che fa davvero male, ed un refrain leggermente rallentato che farà sfaceli dal vivo. Che inizio! E se sembra impossibile poter continuare così, se viene quasi da pensare di trovarsi davanti allo stesso problema del precedente capitolo, dove la title-track iniziale era stupenda e poi si ricadeva nel banale col pezzo successivo, ecco che arriva “Warcurse” a fugare ogni dubbio. Un pugno che fa ancora più male del suo predecessore, una song velocissima, che rallenta solo nel finale e riprende la sua corsa nell’ultima parte. Cosa volere di più? “Escalation” Continua il massacro con un up-tempo azzeccatissimo, che dà un pelo di respiro all’ascolto, ma poi nella seconda parte esplode in un ritmo di doppia cassa spinto a mille, accompagnato da un riffing che più thrash non si può. Molto Particolare “Amok Run”, brano che possiede due facce separate. La prima parte è lenta e un pò malinconica, sulla falsariga dei momenti più sperimantali del quartetto, ma il break centrale è da urlo, un esplosione potentissima che si oppone nettamente al tranquillo inizio, per poi ritornare lenta nel finale. Molto particolare e coinvolgente. Si ritorna alla normalità con “Destroys What Destroys You”, pezzo classicamente Kreator, che si dipana con un up/mid tempo bellissimo e prende la stessa velocità dei primi due brani solo nei 30 secondi finali. Un altro highlight è di sicuro la tirata “Radical Resistance”, la cui peculiarità è nel ritornello, dove un tempo di batteria di un Ventor ispiratissimo accompagna la voce di Petrozza in un frangente a dir poco convincente e martellante, con quel pizzico di modernità nei fraseggi di chitarra molto molto bello. L’alternanza ripetuta fra mid-tempos e momenti veloci è il punto di forza di “Absolute Misanthropy”, uno dei momenti più classici dell’opera.
Uno dei brani forse leggermente meno incisivi risulta essere “To The Afterborn”, dove i Kreator “giocano” a fare i Machine Head del caso, scrivendo qualcosa di un po’ troppo moderno e sperimentale che, seppur molto ben fatto, mal si inserisce nel contesto di un lavoro che fa della classicità una delle sue principali caratteristiche e punti di forza. Belli comunque i duelli fra le chitarre e la melodia seminascosta, da ascoltare con più attenzione per avere un’idea più definita.
Una nuova intro, “Corpses Of Liberty” ci immette nell’immensa “Demon Prince”. Inizio quasi epico, parte centrale fast thrash e una fine caratterizzata di nuovo dalla solennità e da alcuni assoli e giochi di chitarra splendidi. Uno dei cardini di “Hordes Of Chaos”.
Gente, inchiniamoci. Discone, che sarà sicuramente il concorrente principale agli Slayer per vincere la palma di miglior prodotto thrash dell’anno. Kerry King e soci dovranno darsi da fare, perchè i Kreator del 2009 sembrano di vent’anni più giovani in quanto a freschezza e capacità compositiva. Fenomenale. Aggiungete mezzo punto al voto.

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