L’ ovattato suono anni ’50 di una chitarra acustica ed una voce effettata introducono l’opener “Eat The Sun”, brano dalla ritmica massiccia che presenta al meglio l’ascolto.Questo “Flying In The Face Of Logic”, disco solista d’esordio del leader degli Skyclad Kevin Ridley, incrocia un folk celtico che a tratti riporta alla mente sotto certi versi il sound degli irlandesi Pogues con riff più rock ed ancora con uno stile vocale che varia, a volte è simile a quello di David Gilmour (ad esempio nel brano “Point Of Departure”, traccia molto pink floydiana) altre volte è semplicemente Kevin Ridley; l’atmosfera generale dell’album è allegra e festosa, contornata da brani acustici molto rilassanti come ad esempio “Knotwork” o “Lost For Words”.Di certo il contenuto di questo disco non possiamo definirlo un’innovazione, ma ciò non toglie il fatto che regala ugualmente una piacevole mezz’ora abbondante all’ascoltatore a base di un folk di ottima qualità realizzato da un vero professionista del genere e con molte influenze Skyclad.Rimangono positivamente impresse le splendide “Still Lucid After All These Beers”, “Angel At Harlow Green” e la opener “Eat The Sun”, tutte dai toni fortemente celtici con in risalto la caratteristica fisarmonica, oltre ai flauti vari.L’altro lato del sound di questo lavoro solista di Ridley prevede sonorità che si incastrano perfettamente con il folk ma mantenendo ritmiche leggermente più “dure”, più rock se vogliamo, oppure più statiche ed atmosferiche ricordando vagamente, come già detto alcuni brani dei Pink Floyd, senza abbandonare però interludi celtici con il ritorno dei flauti e della fisarmonica; i perfetti esempio di questo stile sono senz’ altro “Good Intentions (A Young Man’s Tale)” e la già citata “Point Of Departure, brani profondi ed incisivi che da soli valgono buona parte dell’album.Il disco prosegue poi con un buon riff rockeggiante sovrapposto a questo ritornello folk di fisarmonica che divide strofe e ritornello, questo è l’elemento portante di “(We All Get) Where We Want To Go”, bella traccia ma secondo me una tacca sotto alle due sopracitate a livello di inventiva.“Which Is Why (2010 mix)” inizia con un suono di bonghi che rimarrà poi in sottofondo quasi nascosto dall’energico scoppio di vita che la linea melodica dà tornando nel ritornello al caro vecchio folk nord-britannico.Questo piacevolissimo “Flying In The Space Of Logic” si conclude poi con l’outro collegato all’intro parlato di inizio album, questa volta lungo il doppio, di qualità molto migliore e con un intro strumentale; queste due intro/outro potrebbero rappresentare il passato (la prima con un sound molto anni ’50) ed il presente la seconda.In conclusione consiglio questo disco a chiunque, ma veramente chiunque, dal metallaro più duro all’amatore della classica in quanto il genere riproposto da questo intraprendente inglese è in grado di portare a tutti una consistente dose di buon umore, certo a patto che si apprezzino un minimo le ritmiche irlandeseggianti.Ottimo lavoro, speriamo in una maggiora creatività per il secondo lavoro!

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