Avete presente la spasmodica attesa che accompagna i bambini durante il periodo pre-natalizio? Le classiche domande che ogni infante si pone (“Che cosa mi porterà Babbo Natale, quest’anno?”, “Riceverò la nuova Playstation?”) sono il lampante sintomo che ricevere i regali sia un fatto scontato, del tutto ovvio. Bene, così ovvio non era il ritorno degli Immortal, avvenuto in questo 2009 grazie al presente “All Shall Fall”. Avevamo lasciato Abbath e soci nel 2002 con l’ottimo “Sons Of Northern Darkness” che mischiava al black metal anche una buona dose di death metal e qualche spunto più epico. Da allora i segnali dati dai norvegesi sono stati pochi, ma tutti molto intensi: nel 2006 il progetto I (si pronuncia “Oi”), che ha visto Abbath cimentarsi con dell’ottimo heavy metal classico ed epico e, l’anno successivo, il ritorno proprio degli Immortal sui palchi dei maggiori festival europei (Wacken, Metalcamp e via discorrendo). Insomma, pareva proprio che fossero tornati e, oggi, il frutto di questo ritorno è il presente “All Shall Fall”, nuovo disco del trio. Per l’occasione c’è anche il nuovo bassista Apollyon, proveniente dagli Aura Noir, mentre viene riconfermato Horgh dietro le pelli. Resta anche Demonaz che, però, si rifugia nelle retrovie e viene accreditato come autore di tutti i testi dell’album.
Ok, vista l’attesa di 7 anni, come sarà il nuovo disco dei maestri del black metal nordico? Incredibile a dirsi, nonostante il tempo passato, “All Shall Fall” è l’ideale prosecuzione di “Sons Of Northern Darkness” con, però, qualche significativa novità. Partiamo dal sound: l’influenza che il progetto I ha avuto su Abbath per la stesura dei nuovi brani è più che evidente, visto il taglio nettamente più heavy delle canzoni. Altro cambiamento è dovuto, incredibilmente, all’inserimento di alcune parti cantate in pulito, che enfatizzano ancor di più l’epicità di “All Shall Fall”. Eppure i brani suonano Immortal al 100%, senza alcuna possibilità di errore. Scelta azzeccata anche quella di lavorare presso gli Abyss Studios di Peter Tagtgren, compagno negli Hypocrisy di Horgh, il quale ha svolto, per quanto riguarda i suoni, un lavoro eccellente che rende alla perfezione ogni singolo particolare.
Insomma, 7 lunghe gemme che finiscono per affascinare grazie alla nera luce di cui risplendono. Non ci sono cali di tensione, filler o passaggi a vuoto. Scordatevi tutto questo, qui si tratta solo ed esclusivamente di ciò che gli Immortal vogliono: congelare l’animo degli ascoltatori all’interno di atmosfere tipicamente fredde e nordiche. E, come avrete compreso, ci riescono grazie al nuovo capolavoro, l’ennesimo, che porta la loro firma. In questo disco, infatti, è palpabile l’isolamento a cui Abbath e Demonaz si sono sottoposti nelle gelide foreste norvegesi per dar vita a musica ispirata alla natura ed al mondo vergine di quei luoghi. I due mastermind della band si concedono spesso ritiri di questo tipo per poter meditare e vivere a stretto contatto con l’incontaminata foresta nordica, nonché per portare avanti la fase di composizione dei loro brani. Veri e propri blackster, quindi, fin nel profondo dell’animo, ma che sanno anche guardare oltre gli orizzonti di un genere intransigente ed incontaminato come quello di cui sono padrini.
Tutta questa recensione serve per definire una cosa soltanto: “All Shall Fall” piacerà in egual misura ai seguaci del black che a coloro i quali ascoltano heavy classico ed hanno apprezzato gli I. Gelidi, spietati, chirurgicamente perfetti, gli Immortal sono infatti tornati per restare e speriamo che proseguano la parabola ascendente che li ha visti protagonisti durante la loro carriera, anche se dovessimo aspettare altri 7 anni per sentire il nuovo materiale.
Tornando, infine, alla domanda iniziale: quest’anno il Natale lo passeremo tutti col cuore in Norvegia, ascoltando le gelide note provenienti dai solchi del nuovo disco degli Immortal. Bentornati.