Uno dei più illustri, instancabili, poliedrici e “navigati” personaggi della scena metal, quella estrema. Ecco chi (o cosa?!?) è Pete Tägtgren. Non è facile parlare dell’uomo che ha fondato gli arcinoti Abyss Studios; non è facile parlare di colui che, più di 10 anni orsono ha dato vita agli Hypocrisy creando un piccolo pezzo di storia; non è facile parlare di colui che, quasi stufo del metal, ha creato i Pain con il loro sound catchy e orecchiabile, quasi da classifica.
Cos’erano gli Hypocrisy? Gli Hypocrisy erano una band death metal, spaccavano, erano pesanti e hanno prodotto album (ad esempio “Abducted”) diventati poi testi sacri per i nuovi gruppi death. L’ultimo “Catch 22” non mi era dispiaciuto affatto: lavoro fresco e moderno, una rilettura del metal estremo in chiave moderna (certo, non sono stati loro i primi). Cosa sono oggi gli Hypocrisy, cos’è questo “The Arrival”…..

Ascoltato e riascoltato, nel sound molto simile agli In Flames odierni, molto melodico, con brevi esplosioni di violenza e molto più ripetitivo. Il death c’è ma è poco, il thrash c’è ma è poco, l’ispirazione c’è ma è poca; tutto suona, purtroppo, di già sentito. Non una sbavatura, non un piccolo errore, tutto suona con innaturale freddezza e con una perfezione inquietante. Insomma l’opener “Born Dead, Buried Alive” è un ottimo brano che alterna parti lente e atmosferiche ad accellerazioni death…. ma poi? “Erased” è noiosa all’inverosimile e la seguente “Stillborn”, seppure discreta, sembra essere uscita direttamente da “A Predator’s Portrait” dei Soilwork.
Purtroppo non sono sensazioni momentanee, non sono “momenti” di un album …… questa è la realtà. Neanche il thrash/death di “New World” e della conclusiva “War Within” o le melodie malinconiche di “The Departure” (molto bella) riescono a migliorare le sorti di questo disco. Non sto certo qui a maledire gli Hypocrisy per aver ammorbidito il loro sound, non sto qui certo a rimpiangere i bei momenti “di un tempo” ma la delusione è forte.

Promuovere o bocciare? Certo un lavoro formalmente perfetto, un lavoro che arriva proprio lì dove vuole arrivare (alla grande massa), non è assolutamente da bocciare. Ma a cosa serve spendere 19 euro per un disco che ascolterete si e no per un paio di mesi? Insomma se siete fan degli Hypocrisy o del death svedese (quello nuovo) compratelo anche (dopo averlo ascoltato). Se non siete fra questi lasciate stare, c’è di meglio sicuramente…… un vero peccato!

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