Gli Horse Latitudes ci riprovano con un nuovo album, Awakening. Sempre con la formazione che vede due linee di basso e le batterie e vocalità di Harri Partiamo con l’analizzare questo “Risveglio” . Ho ascoltato questo album incuriosita dal loro disco, dal tipo di doom che mi si prospettava, dato il lavoro precedente, Gathering del 2010. Ecco un doom decisamente oscuro già a partire dall’inizio (Preparation, direi che ci da già una bella preparazione a questo album..), appesantito appunto dalle due linee di basso, da una vocalità sdoppiata da tono alto e basso, sludge, ogni tanto alternato da ritmi veloci, con una batteria assolutamente eterogenea dal pezzo,che sembra stia seguendo un altro pezzo (Dissolution),slow, tutto molto slow. Il terzo pezzo già dall’intro, qui uno dei bassi sembra andare per i fatti suoi, Harri stecca non poco sin dall’inizio. Preciso che adoro le voci stonate , ma le adoro in certi contesti e se c’è corpo e sostanza strumentale..Qua non ce n’è, quindi o vediamo le cose dal punto di vista coerente con la parte strumentale, ovvero un gran disordine rumoroso e quindi stimiamo la coerenza vocale oppure, cambiamo album. Passiamo al quarto pezzo, oh che strano mi pare di averlo già sentito ! Sarà mica perché è uguale a quelli precedenti, ma si differenzia per i conati di dolore di Harri? Può essere, l’atmosfera arabeggiante è l’unica cosa che distingue un attimo dai pezzi precedenti, anche se la si nota per pochi secondi..

Il quinto pezzo, Into the Deep, già si diversifica un attimo dagli altri, è un attimino più calzante come ritmo, si sente di più il piatto, che sovrasta il basso e spezza un attimo la monotonia. Il finale ha dei cambi più veloci, con lamento finale degno del più forte mal di pancia da post sbronza mai avuto. Ironia a parte passiamo al sesto. Alone the Circles , inizia con una linea di basso stonatissima a parere mio che poi va a sfociare nel doom più depressivo, lento e funereo, ciò che differenzia è che finalmente la voce di Harri è più comprensibile e pulita. A volte sembra che lo stesso Harri si addormenti con la batteria, per poi svegliarsi all’improvviso e capire che non sta suonando doom. Comunque a parte ciò, che dire, monotono, assolutamente disordinato ritmicamente, bassi che vanno per i fatti loro. Va bene che a me piace il doom, ma questo mi sembra un tantino esagerato, con il risultato di fare appunto addormentare i musicisti stessi durante l’esecuzione, secondo me.

Insomma un buon accompagnamento per una marcia funebre o come sonnifero. Forse volevano imitare gli EA? Probabile, anche se l’ultimo lavoro degli sconosciuti artisti dalla “lingua morta” mi era risultato un po’ meno monotono, almeno avevano avuto il buon gusto di unificare il tutto nello stesso pezzo e di aggiungerci della chitarra. Niente da fare, meglio ci riprovino i Finlandesi Horse Latitudes, e alla prossima magari capire che stanno incidendo un album e non una sinfonia che ad ascoltarla, farebbe andare in fast persino uno zombie. L’unica cosa che si è “risvegliata” qui è Morfeo.

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