Dal ’93 i finlandesi Horna continuano a sfornare capolavori. “Envaatnags Eflos Solf Esgantaavne” ne è un’ulteriore conferma. Quando un gruppo ha stoffa infatti non c’è tempo che ne possa determinare la morte. Con questo lavoro gli Horna sono arrivati al quinto full-length, dopo aver sfornato sette EP e numerosi split con gruppi più o meno validi. Adesso continuano sulla strada imbattuta da più di dieci anni plasmando un lavoro estremamente inconfondibile, che nonostante l’apparente adeguamento ai canoni del black metal più puro riesce a distinguersi come autentico marchio Horna. Da sempre uno degli aspetti più preziosi del gruppo sono stati i riff stregati di chitarra e anche questa volta Shatraug (diabolica mente anche dei novelli Sargeist) e Saturnus hanno partorito dei giri neri come l’ebano, sinfonie all’altezza del più astuto incantatore di anime, tutte modellate su un disegno essenziale e infernale. A questa pozione pericolosa si sono poi aggiunte le rasoiate vocali di Corvus, demone gracchiante direttamente venuto dall’oltretomba e una batteria sempre potente ma mai troppo veloce, che rende ancora più genuina l’intera melodia arcana, senza farla scadere nella freddezza dovuta all’impiego di drum machine che si ha in altri gruppi. Come sempre per gli Horna, e come accade spesso nei gruppi finlandesi, il black metal più integro è mescolato di tanto in tanto a marce thrash, che rendono più dinamico l’avanzamento dei brani.
Di particolare efficacia è in questo caso anche l’artwork, insolito per un gruppo black minimale come gli Horna, con una strega di fronte a un rotolo di qualche incantesimo demoniaco e circondata da teschi e rimandi all’occulto. All’interno del libretto invece dominano le facce inquietanti dei due leader (Corvus e Shatraug appunto), i due angeli caduti a guida di questa musica.

Un lavoro oscuro e satanico, nei testi, nell’artwork e soprattutto nella melodia. Un suono ottimo come colonna sonora per un viaggio verso celle nascoste nella profondità della terra, una musica perfetta per le messe nere più macabre.

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