Sperimentale ma classico, il quarto lavoro da solista dell’iconica voce dei Judas Priest esplora i confini del metal, allo stesso tempo rivisitando i più classici anni 80, nella loro veste meno aggressiva e più spontanea, con oltre un’ora di musica. Dopo il dubbio esito di ‘Winter Songs’ (2009), Rob Halford con il suo ‘Made Of Metal’ sperimenta infatti sonorità hard rock, pop (a tratti quasi a ricordare il Bon Jovi tanto amato negli 80s), perfino country, allentando il legame con le partiture Priest e sposando la spensieratezza, al punto che l’opener ‘Undisputed’ e la stessa title track paiono scritte per film d’animazione.
Subito dopo però, si scorgono i momenti più riflessivi e calmi del corposo ‘Nostradamus’, e la grinta naif da metallo adolescenziale delle prime tracce si impreziosisce del pathos della magnifica voce di Halford: ‘Heartless’, ‘Twenty-Five Years’ e ‘I Know We Stand A Chance’ sono appunto testimoni della sua maturità, nonché vena romantica, nonostante l’età non permetta più al grande cantante di abusare di toni alti e scream. Chi amava il cromato, complesso ‘Resurrection’ noterà infatti la mancanza del falsetto stridente, che appare solo a fine disco in ‘The Mower’, ma apprezzerà il rifiorire di brani immediati, d’impatto e (esclusi i momenti di noia di ‘Hell Razor’ e ‘Matador’), perché no, divertenti.
Halford, libero da cliché, ne esce con classe. Peccato, e inspiegabile, che i Judas Priest abbiano scelto di dare proprio nel 2011 l’addio al mondo del metal, ritirandosi dalle scene con l’Epitaph Tour. Chissà che l’eclettico Rob non decida di rimanere ancora sulle scene con i suoi progetti solisti… C’è però da chiedersi, ahimè, qualora lo facesse, se sarebbe davvero per passione, o più per affari, e quanto la qualità riuscirà a mantenersi alta, senza scadere nel prodotto di largo consumo…
Halford – Made Of Metal
