Ed ecco finalmente a noi il nuovo album del “Raggio Gamma” più famoso del mondo. Il ritorno discografico di Hansen & Co. è sempre preceduto da grandissime aspettative dai propri fan. Il titolo del nuovo lavoro è quanto mai pomposo, e fa si che l’aspettativa sia ancora più sollecitata.
Già solo la meravigliosa copertina di Herve Monjeaud, già autore in passato di copertine di album del gruppo tedesco, lascia intravvedere qualcosa di maestoso, con quella corona sulla testa di Fangface e come sfondo la rappresentazione dei cinque continenti come ad indicare il dominio sulla terra.

L’album viene come sempre autoprodotto , ma rispetto al passato il master è stato realizzato nei notissimi Finnvox Studios di Mikka Jussila, e si nota la differenza di suono.
Il buon Kai questa volta ha voluto un suono più incisivo e affilato. Le canzoni sono molto più aggressive ed il cantato ricorda, sporadicamente, quello degli albori con le zucche tedesche pur essendo molto più maturo. Certo è che Hansen ha perso in estensione e acuti, preferendo puntare più sulla cattiveria interpretativa. Il tempo passa anche per lui, e si sente. Coloro quindi che si aspettavano canzoni con grandi acuti resteranno non poco delusi, ma d’altronde il cantato graffiato risulta coerente con la musica proposta.

Chi si apettava anche un altro Somewhere Out In Space avrà altro motivo di delusione. In linea di principio l’album è più strettamente Heavy, o addirittura Hard Rock, che Power, nonostante il power sia sempre ben presente. Assente quindi lo svolazzere dell’elicotterista Zimmermann, che si cimenta in ritmi meno da batteria elettronica, risultando molto più efficace e convincente che in passato. Ottimi come sempre Richter e Schlächter, il primo particolarmente nei soli.
Come dicevo, i brani sono più strettamente Heavy come ad esempio la bella “Strange World”, in cui aleggiano anche soli di maideniana memoria. Merita una citazione anche “Hell Is Thy Home” dal gustoso sapore speed, che riporta anche alla mente un vecchio cavallo di battaglia come “Victim Of Fate”.
Zimmermann poi si conferma l’anima più potente del gruppo come si evince dai riff di “Condemned To Hell”, il cui ritornello però riconduce ad un altro cavallo di battaglia di Hansen, il famosissimo “I Want Out”.

L’album scorre con scioltezza e naturalezza e non ci sono grandi cali di tono, ma nemmeno punte di spicco. Tutto è secondo copione: grandi riff, granda verve di Hansen, citazione a vecchi cavalli di battaglia, riff ripescati dal passato che sono pur sempre una manna dal cielo per i nostalgici.
Questo però è pur sempre un (grosso) difetto. Se un tempo il folletto aveva dato il LA per il power metal, adesso è un continuo ripercorrere il passato, e diciamolo pure scopiazzare qualche gruppo nuovo come in “Revelation”, scritta da Richter, che riesce a ricordare anche i Nightwish.

Nel complesso questo Majestic poteva essere molto più maestoso. Un titolo forse troppo pretenzioso, che però non mina il livello generale del disco che si attesta su un buon livello qualitativo.

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