La pubblicazione di un album targato YES è ormai cosa rara e preziosa. Sono passati dieci anni da Magnification, ultimo lavoro in studio; sono molto più numerose le varie compilation e live album.
A distanza di così tanto tempo tornano sul mercato discografico con Fly From Here, per la Frontiers Records, con una formazione alquanto diversa, ma quando mai c’è stata una formazione stabile dirà qualcuno.
Quel che è certo ed evidente è l’assenza di Jon Anderson al microfono e il rientro di Geoff Downes (Asia, The Buggles) alle tastiere, in sostituzione del dimissionario Wakeman (Oliver figlio del famoso Rick) e che ci riporta indietro di oltre trant’anni, precisamente nel 1980 alla pubblicazione di Drama. Quest’album era il primo senza Jon Anderson, posto preso da Trevorn Horn (The Buggles) e con Downes ai tasti.
In Fly From Here al microfono troviamo uno (quasi) sconosciuto Benoît David, scoperto da Chris Squire guardando i suoi video su YouTube con la cover band Close To The Edge. E’ stata una scelta quasi scontata per Squire portare Benoît in tour con gli Yes nel 2008, per finire il tour interrotto per i problemi di salute di Anderson (che sta scrivendo un album insieme a Wakeman e Rabin previsto per l’anno prossimo).
La nuova formazione è arrivata così alla pubblicazione di sei nuovi brani, tra i quali spicca l’immensa suite suddivisa in cinque parti Fly From Here.
La musica rimarca abbastanza fedelmente il marchio di fabbrica YES, quelli meno prog ma anche meno pop, voce compresa, data la discreta somiglianza della voce di Benoît a quella di Anderson, e i nuovi brani risultano freschi e guardano al futuro guardando al passato. Il risultato di Fly From Here è un album, che seppure perde enormemente il confronto con gli album storici del gruppo, evidenzia una forma smagliante per dei vecchietti capaci sempre di scrivere brani di alta classe.
Fly From Here riesce a catturare per le melodie sognanti, gli ottimi accompagnamenti di Howe, ma soprattutto per la voce a tratti ipnotica di Benoît, che dimostra di essere a suo agio, di essersi integrato perfettamente partecipando anche alla scrittura di Into The Storm, brano posto in chiusura ma che è forse il più brillante e variegato.
Due chicche di quest’album sono la presenza di Trevorn Horn come produttore e co.autore di alcuni brani, e il fatto che il brano Life on a Film Set non sia completamente recente, ma sia basato su un vecchio brano dei The Buggles intitolato Riding A Tide mai pubblicato se non in versione demo.
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