Nuova uscita per gli Empire, la creatura dell’eccellente Tony Martin, intitolata “The Raven Ride” e nuovo bel disco per l’oramai semi calvo ex cantante dei Black Sabbath, che segue il precedente (e ottimo) “Trading Souls” del 2003. Questo disco e’ chiaramente legato a doppio filo a quanto fatto da Martin in seno al gruppo di Iommi, il nostro prova ugualmente ad inserire qualche elemento innovativo certo, ma senza stravolgere il suo approccio alle canzoni che ha oramai una forte connotazione personale. Ci sono, e va evidenziato nel giusto modo, alcune piccole cadute di tono in particolare sotto l’aspetto del coinvolgimento (ad esempio “Al Sirat…” e’ un po’ noiosa e spezza l’ottimo ritmo del disco) soprattutto perche’, a conti fatti, non inficiano piu’ di tanto la piu’ che buona scaletta presentata.
Ma andiamo con ordine, e’ la title track ad aprire i giochi e subito e’ chiara l’intenzione di Martin di assestarsi su mid tempos anthemici ed evocativi, sulla stessa linea ideale e’ l’altrettanto bella “Breathe”. Da segnalare la particolare struttura di “Satanic Curses” e l’incedere maestoso di “Changing World”, tutti brani molto curati e, come detto, evocativi. Pare proprio questa l’intenzione del nostro: comporre brani che uniscano la potenza al carisma vocale che indubbiamente possiede; fa da elemento di rottura “Maximum” brano che cerca di variare sulla forma e sulla sostanza senza riuscirci appieno (uno di quei momenti poco riusciti a cui facevo riferimento in precedenza). Fortunatamente con la successiva e ottima “I Can’t Trust Me” si torna su binari qualitativi piu’ consoni a Martin e a quanto fatto sentire da questi Empire. Il gruppo appunto, ottimi i musicisti, ovviamente c’e’ poco da dire sul basso di Neil Murray (vecchio compagno di Martin nei Sabbath); bravo il chitarrista Rolf Munkes, personaggio piuttosto attivo con molti progetti sotto vari nomi (qualcosa anche da solista). Ottimo anche Andre Hilgers, batterista dallo stile sobrio e misurato ma che non fa mancare il giusto sostegno ritmico ai brani. Insomma siamo di fronte al classico prodotto che non ha nell’originalita’ il suo punto forte ma sa dare quello che promette fin dalla bella copertina, anch’essa con un retrogusto stilistico tipico degli anni passati.
Consigliato quindi, soprattutto ai fans di Tony Martin e delle sonorita’ che i Black Sabbath avevano adottato quando Tony cantava con loro (l’album “Tyr” su tutti). Un buonissimo disco di hard rock sostenuto e potente, dai toni grevi ed evocativi ben suonato e cantato ottimamente da uno dei migliori singer in circolazione, non solo per quello che riguarda questo genere.